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A Palermo turisti e commercianti d'accordo: «La città non ha bisogno dei souvenir di mafia»

Nel centro storico sono spesso esposti nei negozi, ma i titolari dicono che si tratta di pezzi vecchi invenduti: «Non hanno nessun appeal né sui residenti né sui visitatori»

Non si trovano facilmente rispetto a qualche anno fa, ma alcuni negozietti del centro storico a Palermo ancora li hanno in vetrina tra i souvenir per i turisti che cercano qualcosa che ricordi il loro viaggio in Sicilia. I mafiusi, le statuette che riproducono il classico siciliano vestito di nero, con la coppola e la lupara, non sono più così ricercati, ma di contro in vendita e in bella mostra ci sono oggetti che richiamano palesemente il tema mafioso come le tazze che per manico hanno il grilletto di una pistola (nella foto) o i grembiuli che riproducono l’immagine del Padrino. «Non ne abbiamo in grosse quantità – dicono i commercianti di corso Vittorio Emanuele – ma li teniamo perché anche se pochi, c’è ancora qualcuno che li chiede ancora. Diamo la possibilità di acquistarli, come tutte le altre cose».

Alcuni turisti si fanno fotografare tenendo in mano la tipica statuetta dei mafiosi, altri non ci pensano nemmeno. «È stato per tanti anni l’oggetto più acquistato dai turisti come regalo da portare ad amici e parenti – dice il palermitano Francesco D’Aguanno -. Ora per fortuna i turisti che apprezzano le bellezze della nostra città cercano altro, come le teste di Moro, i simboli della Trinacria e i ventagli dalle fantasie floreali, tipici siciliani».

Della stessa idea due turisti napoletani, appena arrivati a Palermo. «È una città splendida, piena di storia e di cultura – dicono Alfonso Vitiello e la moglie Lucia Marrazzo - e non può essere associata alla parola mafia. Non avremo il tempo di visitare tutte le bellezze di questa città e sicuramente ci torneremo. Per i nostri parenti  abbiamo acquistato delle magliette che ritraggono il mare e il sole della Sicilia». Enrico e Gabriele Alessi, padre e figlio, proprietari di un locale, proprio di fronte ad un negozio di souvenir, si dissociano apertamente da quel tipo di oggetti: «La nostra città - affermano - va ricordata e ammirata per molte cose. Basta con questa etichetta che ci hanno sempre attaccato addosso. Siamo persone per bene. Palermo e i palermitani meritano rispetto».

Tutto questo fa intendere che un’ordinanza come quella emessa dal sindaco di Agrigento, Francesco Miccichè, che vieta la vendita di oggetti e rappresentazioni rievocative della mafia e dei mafiosi, sarebbe accolta e messa in pratica, senza indugi, anche a Palermo. «Se anche il sindaco Lagalla deciderà di vietarli dal commercio – dicono in coro i negozianti– nessuno sarà contrario. Quelli che sono in vetrina sono i pezzi invenduti di tanti anni fa che in passato abbiamo acquistato in stock. Ogni tanto ne tiriamo fuori qualcuno ma non hanno nessun appeal né sui siciliani né sui turisti».

Nel locale accanto al negozio ci sono alcuni turisti toscani che vogliono dire la loro. «Questi oggetti mortificano una città così bella – dicono, mentre stanno gustando un gelato, seduti davanti allo splendore della Cattedrale -. Da anni lavorate per diffondere la cultura della legalità e ci state riuscendo. La mafia non può essere inneggiata né promossa, neanche sotto forma di scherzo, e non è certo un’immagine come quella dei mafiosi che deve essere il simbolo della vostra città».

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