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Palermo, commemorato Boris Giuliano: 45 anni fa il capo della Mobile fu ucciso da Bagarella

Lagalla: «Acuto investigatore, innovativo nell’introdurre nuovi metodi di indagine, può essere considerato uno dei primi poliziotti ad aver rivoluzionato il modo di combattere la criminalità organizzata»

Commemorato il capo della squadra mobile di Palermo Boris Giuliano, ucciso 45 anni fa in via Francesco Paolo Di Blasi, nel quartiere Libertà. Alla commemorazione questa mattina, accanto ai familiari dell'ex capo della Mobile, hanno preso parte, fra gli altri, il prefetto di Palermo Massimo Mariani, il questore Maurizio Calvino, il comandante provinciale dei carabinieri Luciano Magrini, il procuratore Maurizio de Lucia, il procuratore generale Lia Sava, il procuratore dei minori Claudia Caramanna, il presidente della Corte d'appello Matteo Frasca, il sindaco Roberto Lagalla, il presidente del Consiglio comunale Giulio Tantillo e l'assessore regionale ai Beni culturali Francesco Paolo Scarpinato.

«A 45 anni dalla sua uccisione per mano mafiosa - ha detto il sindaco Roberto Lagalla, presente alla cerimonia - , ricordiamo il capo della squadra mobile Boris Giuliano. Acuto investigatore, innovativo nell’introdurre nuovi metodi di indagine, Boris Giuliano può essere considerato uno dei primi poliziotti ad aver rivoluzionato il modo di combattere la criminalità organizzata. Ancora oggi la sua resta un’eredità da non disperdere».

Giuliano venne ucciso al bar Lux il 21 luglio del 1979 con sette colpi di pistola alle spalle da un killer che una sentenza definitiva ha riconosciuto in Leoluca Bagarella, boss corleonese cognato di Totò Riina, il capo dei capi. Giuliano fu tra i primi investigatori a comprendere la necessità di seguire il flusso del denaro e degli affari per individuare gli interessi dell'organizzazione mafiosa. Anche in collaborazione con la polizia americana, Giuliano seguì numerose indagini sul traffico di droga tra la Sicilia e gli Stati Uniti sviluppando un metodo investigativo innovativo per quei tempi. Intuì come la criminalità stava cambiando volto negli anni Settanta, riuscendo a cogliere i rapporti tra Cosa nostra e la politica. Venne assassinato nel momento in cui stava provando a far luce su un’evasione fiscale simile a quel che poi sarebbe stata Tangentopoli. Aveva anche condotto inchieste sulle esattorie dei cugini Salvo e sul caso De Mauro. Il suo metodo investigativo, condiviso con una squadra di uomini a lui legatissimi, ha rivoluzionato il modo di fare indagini in Italia, come sottolineato anche da Giovanni Falcone.

«Boris Giuliano - sottolinea dal canto suo il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani - è stato un esempio luminoso di coraggio, dedizione e integrità morale. Il suo impegno incrollabile nella lotta contro la mafia e il suo instancabile lavoro investigativo hanno segnato una svolta nella storia della nostra terra. La sua tragica morte ha lasciato un vuoto incolmabile nelle forze dell'ordine e nella società siciliana, ma l'eredità del suo metodo investigativo ha acceso una fiamma di speranza e di rinnovata determinazione nella lotta contro il crimine organizzato. La sua memoria, infatti, continua a ispirare le nuove generazioni e a rappresentare un monito costante dell'importanza di combattere l'illegalità e di difendere i valori della giustizia e della libertà».

Nel video il servizio di Marina Turco per Tgs con le interviste a Selima Giuliano, oggi sovrintende al Beni culturali, al questore Maurizio Calvino e al fotografo Mike Palazzotto

 

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