Palermo

Venerdì 22 Novembre 2024

Il Festino di Palermo, vicolo Brugnò diventa un luogo magico per i pellegrini

La ragazzina tedesca non capisce, «mamma, ma quest’acqua è benedetta?». Nessuno le sa rispondere ma è vero che chiunque entri a Vicolo Brugnò e arriva alla fontanella accanto alla grotta di cartapesta, sotto le immagini della Madonna e di Santa Rosalia, immerge le mani nell’acqua e si fa il segno della croce. Devozione popolare, imitazione, carezza comune? Poco importa, a Palermo la Santuzza riceve tutti, e questi turisti che entrano nella stradina addobbata - che al tramonto diventa un tappeto inestricabile di lucine, un fascino povero e straordinario - si sentono parte per pochi minuti della preghiera collettiva. Che è nata oltre ottant’anni fa, ma realmente nessuno saprebbe dire quando: una o più famiglie che vivevano nei poveri catoi affacciati sul vicolo, hanno iniziato ad addobbare i muri che ancora si appoggiano a Palazzo di Starrabba di Giardinelli. Erano anni in cui si passavano le giornate insieme, le donne al tramonto sedevano all’esterno come in un salotto comunitario (e lo fanno ancora, la seggiolina fuori dalla porta di case di un paio di stanze, immerse nel buio, perché a vicolo Brugnò arriva difficilmente il sole. In compenso c’è il carlino Leo che corre tra le gambe dei visitatori, chiedendo una carezza a ciascuno). Da queste famiglie è nata l’idea di addobbare il vicolo, chissà mai perché, ma nessuno lo sa spiegare. Prima un’immagine della Santuzza, poi le rose, le lucine, la cartapesta modello presepe; sono arrivati gli artisti, ognuno ha offerto il suo contributo. Icone popolari, murales genuini, non sono decorazioni da migliaia di euro, anzi si fanno con poco; e ci sono tante, tantissime foto, piano piano Vicolo Brugnò è cresciuto e la gente ha cominciato a raccontarlo: un passaparola leggero, sono in tanti a scattare un’immagine e inviarla una volta tornati a casa; con i social gli scatti si sono moltiplicati e adesso si affacciano dalle pareti, riunite come su album di famiglia, tra una pittura, una stoffa ripiegata, un vano nel muro con qualche immagine di santi. «Abbiamo rappresentato nel vicolo, le diverse fasi del ritrovamento - dice Giuseppe Marraffa, che oggi continua la tradizione dei nonni -: le ossa su Monte Pellegrino, la Madonna che chiama Rosalia, le prime processioni. E facciamo sempre tutto da soli». Ogni anno la devozione ritorna, tutto è nato dalle offerte della gente, non c’è alcun contributo pubblico per quello che, comunque, è uno degli angoli più visitati, a pochi passi dalla Cattedrale e dalla pomposità ufficiale del Festino.

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