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Cerimonia a Palermo per ricordare Terranova e Mancuso: sarà anche presentato il trailer del film

Il giudice e il maresciallo furono uccisi 44 anni fa dalla mafia in via De Amicis: sul luogo delitto la deposizione di una corona d'alloro

Il murales dedicato a terranova a Mancuso davanti alla scuola Piazzi

Una cerimonia di commemorazione per ricordare il giudice Cesare Terranova e il maresciallo Lenin Mancuso, uccisi 44 anni fa a Palermo in un agguato mafioso, è in programma domani, 25 settembre, alle 9.30 all’incrocio tra via Rutelli e via De Amicis, il luogo dell’eccidio. Prevista la deposizione di una corona d’alloro presso la lapide che si trova in via Edmondo De Amicis 44.

Subito dopo, nel teatro della vicina scuola Piazzi-Papa Giovanni XXIII, i familiari delle vittime di mafia incontreranno gli studenti e i docenti. Nel corso dell’incontro il regista Pasquale Scimeca presenterà, in anteprima, il trailer del film Il giudice T. sulla vita del giudice Terranova e del maresciallo Mancuso. Saranno presenti i nipoti del giudice Terranova, i figli del maresciallo Mancuso, i figli del giudice Pietro Scaglione e del giudice Gaetano Costa, le sorelle di Ninni Cassarà e Lillo Zucchetto, la madre di Claudio Domino, il bambino assassinato, il giudice Leonardo Agueci.

«Non si possono ricordare le vittime della violenza mafiosa - dice Pasquale Scimeca - solo nelle commemorazioni ufficiali, ma bisogna creare un movimento culturale che le faccia conoscere alle nuove generazioni, come modelli di vita da seguire. Il cinema può svolgere un ruolo importante in questo senso. Troppi film e serie tv hanno come protagonisti boss mafiosi e camorristi, contribuendo così a creare tra i giovani e gli adolescenti falsi miti in cui immedesimarsi. Ma quando ho cercato di fare un film sul giudice Terranova e il maresciallo Mancuso, ho trovato le istituzioni, quelle politiche e quelle culturali, sorde a questi temi», dice polemicamente. «Tutte le vittime della mafia - sottolinea il regista - meritano lo stesso rispetto. Tutte meritano di essere ricordate e raccontate, perché come diceva Paolo Borsellino, non basta l’azione repressiva della magistratura e delle forze dell’ordine per sconfiggere la mafia, ma è necessaria una presa di coscienza civile e una forte azione culturale».

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