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«Basta incendi», cittadini e associazioni protestano a Palermo

Sotto accusa il piano anti incendio che il governo regionale ha fatto partire nel mese di luglio

«Istituzioni e magistratura ci diano risposte». Rabbia e sdegno montano negli animi della società civile palermitana e in centinaia scelgono di riunirsi in piazza Indipendenza a Palermo, sotto la sede della presidenza della Regione in protesta contro il fenomeno che da anni affligge l’Isola. Semplice ed efficace, «Basta incendi» è lo slogan che riunisce le tante anime cittadine tra associazioni, movimenti e semplici palermitani stanchi ogni anno di assistere ai quasi 10 mila roghi che finiscono per devastare il patrimonio ambientale del territorio. Chiedono risposte da parte della politica e della magistratura e accendono i riflettori contro il piano anti incendio che il governo regionale ha fatto partire soltanto nel mese di luglio, «troppo tardi».

Un’assemblea cittadina, per sensibilizzare la comunità palermitana e creare un movimento che prova a mettere pressione chi dovrebbe occuparsi di prevenzione dei boschi: «Non è più considerabile un’emergenza - dice Salvatore Bucchieri -, è una piaga che va combattuta: esistono mezzi tecnologici e le tecniche, bisogna soltanto applicarle. Quest’anno in città abbiamo raggiunto il culmine, i polmoni verdi di Palermo non esistono più. Hanno bruciato tutto ciò che era possibile bruciare in una sola notte e non parlateci di autocombustione. Sono tanti i cittadini, ad esempio a Borgo Nuovo, che hanno visto più inneschi partire contemporaneamente». Quest’ultimo è uno dei temi più caro a questo nuovo coordinamento in fase embrionale: ciò che provoca più risentimento è la possibilità che dietro a tutto questo possa nascondersi la mano dell’uomo. «Gli incendi non possono essere causa dei picchi termici - sottolinea Fabio Romano, professore di scienze del liceo Meli - la combustione è un processo chimico-fisico che necessità si temperature di almeno 200-300 gradi, dipende se si parla di legno carta e così via. E queste temperature non c’erano a Palermo: la situazione è gravissima, le nostre istituzioni devono dire come stanno le cose».

La rabbia è tanta, la gente stanca di subire un fenomeno che potrebbe essere ridimensionato. E sotto la lente di ingrandimento finiscono i droni acquistati dalla Regione e la campagna anti incendio: «Sono stati spesi circa 1200 euro a drone - prosegue Bucchieri -, hanno formato il personale e poi dieci giorni fa non c’era nessuno. Non sono buoni per fare quello per cui sono stati comprati. A questo si aggiunge il fatto che la campagna contro gli incendi deve partire ad aprile - prosegue Salvatore -, si devono ripulire le vie d’accesso ai boschi, si dirada ciò che si deve così da limitare eventuali danni». E c’è chi ha deciso con la sua associazione di costituirsi parte civile: «Noi siamo l’associazione Castello e parco di Maredolce - dice il presidente Domenico Ortolano - da 25 anni operiamo nel quartiere di Brancaccio e tutta la circoscrizione. Quando abbiamo visto cosa è successo alla chiesa di Santa Maria di Gesù con la mia vice abbiamo deciso costituirci parte civile: siamo andati al commissariato di Brancaccio e fatto iu esposto, nel caso si dovessero individuare piromani».

La protesta non si ferma: il 7 agosto alle 17,30 si terrà un’altra assemblea cittadina questa volta in piazza Pretoria sotto la sede del Comune organizzata da diverse associazioni: «Gli incendi che hanno devastato la Sicilia e assediato Palermo con conseguenze gravissime per il territorio e i suoi abitanti - dicono - con 3 morti, diversi feriti, alcuni in terapia intensiva, abitazioni distrutte, distruzione di beni religiosi di grande valore, danni alle attività produttive, devastazione di riserve e aree protette con ulteriore pesante riduzione della copertura boschiva e strage della fauna selvatica, esigono una decisa risposta da parte di tutti i cittadini»

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