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L’antica storia di argentieri e orafi rivive a Palermo nell’ex chiesa di Sant’Eligio

L’associazione orafi ha ottenuto dalla curia l’affidamento dei ruderi della chiesa. Celebrata anche una messa per il santo patrono

L’associazione orafi di Palermo ottiene dalla curia l’affidamento dei ruderi della chiesa di Sant’Eligio, patrono degli orafi e degli argentieri, in vicolo Sant’Eligio. Un grande risultato ottenuto dopo anni di battaglie, che adesso potrà riportare al centro dell’attenzione un luogo storico della città: «Era una chiesetta molto importante nei secoli precedenti - spiega Piero Accardi, che porta avanti la tradizione familiari di orafi -, qui venivano punzonanti tutti i lavori realizzati dagli orafi e dagli argentieri. Attraverso questi punzoni si garantiva la qualità del metallo, così da poter scavalcare eventuali truffe, che già allora esistevano - aggiunge con una punta di sarcasmo -. Da anni chiediamo all’Amministrazione comunale e alla soprintendenza e alla curia tutte le possibilità di poter recuperare questo immobile straordinario per la sua realtà comunicativa. Era un centro culturale di primaria importanza per Palermo: i lavori che venivano punzonati qui andavano in giro per tutto il mondo».

La chiesetta, per anni ridotta in macerie, assume ancor più valore se si pensa che al suo interno si trovano degli stucchi del Serpotta «la cui originalità è stata confermata dall’Archivio di Stato - sottolinea Silvano Barraja, presidente dell’associazione orafi palermitana e consigliere nazionale della Federpreziosi -, finalmente la curia ci ha affidato questo immobile e ora spetta a noi e a chi ci vorrà aiutare - prosegue lanciando un appello - recuperare questo pezzo di storia importantissimo per la città».

Come ogni 25 giugno, davanti alla chiesetta si è svolta la messa per il santo patrono, celebrata ormai da vent’anni, a cui ha partecipato anche l’antropologa Rita Cedrini: «Sembrano ruderi - spiega - ma non lo sono. Raccontano di una storia tra le più importanti della città. Una storia economica ma soprattutto sociale: gli argentieri allora erano la classe aulica, che qui punzonavano il lavorato. Siamo al centro del quadrilatero dell’argenteria vecchia, dove al porto arrivavano le merci e nelle vie della Loggia si commerciavano i prodotti e qui si acquistavano quei prodotti di argento e materiali preziosi che noi troviamo in tutti i musei del mondo». La messa è stata anche l’occasione per annunciare il progetto di pedonalizzazione della piazzetta di Sant’Eligio, annunciato dal presidente della prima circoscrizione Giovanni Bronte: «È diventato un punto importante non solo dal punto di vista religioso ma anche culturale - dice - perché ormai è parte di un itinerario che investe un sacco di turisti e cittadini e ora stiamo portando avanti il progetto dell’area pedonale qui dove ogni anno viene celebrata la messa all’aperto. Adesso speriamo in una rapida esecuzione dei lavori di restauro».

Interviste a Piero Accardi, argentiere - Rita Cedrini, antropologa - Silvano Barraja, presidente associazione orafi Palermo - Giovanni Bronte, presidente prima circoscrizione

 

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