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Palermo, i 32 anni dell'Oasi della speranza con una mostra su Biagio Conte: «Amava questo luogo»

Il luogo di culto festeggia il 32esimo anniversario della nascita

Un luogo molto caro a Biagio Conte, dove spesso andava a rifugiarsi per pregare e stare solo, dove si ritirava e digiunava per la pace. L’Oasi della speranza in salita Mezzagno, lungo i fianchi del monte Grifone che sovrasta la città, festeggia il 32esimo anniversario della nascita. A fondarla nel 1991 Franco Mazzola che per tutti questi anni l’ha gestita e portata avanti, insieme ai volontari, stando vicino anche a fratello Biagio che la sceglieva come luogo di preghiera e silenzio dove sperimentare la pace della riconciliazione con se stessi e con gli altri, con Dio e con il mondo. E a testimonianza della permanenza dell’angelo dei poveri, è stata allestita, all’interno dell’aula Giovanni Paolo II, visitabile fino al 25 giugno, una mostra fotografica che racconta i trent'anni di fratel Biagio all'Oasi.

Sono scatti carichi di emozione, di fratello Biagio nei suoi momenti intimi con Dio e di Franco Mazzola che quei momenti li ha resi eterni. Una foto mostra Biagio che indica la vetta e tiene in mano una conchiglia, volgendo lo sguardo alla città che il missionario sicuramente ha chiesto a Dio di benedire e proteggere. Una foto mostra invece fratello Biagio stanco, provato dai giorni di digiuno, sorretto da due amici che lo aiutano a camminare. Senza forze ma con un sorriso accennato perché sicuro che le sue parole sono salite al cielo. Vi sono foto scattate sull’eremo, nella grotta dove il missionario laico rimane nove mesi, fra il 2021 e il 2022, prima di scoprire la malattia.

“Di questi 32 anni ricordo tutto, i primi momenti, le difficoltà. Era una discarica a cielo aperto - dice Franco Mazzola, fondatore dell’Oasi della speranza e autore della mostra -, oggi è un luogo di speranza per tanta gente. Lo è stato anche per fratello Biagio”. Franco Mazzola e Biagio Conte si sono conosciuti sotto i portici della stazione. “Mi parlò di lui il cardinale Pappalardo e decisi di andare a trovarlo – racconta Mazzola -. Lo invitai a conoscere l’oasi e fin dalla prima volta se ne innamorò. Un giorno di tempesta, si trovava nel bosco e cercava un posto dove ripararsi. Trovò questa piccola grotta che per 32 anni è stata una sua piccola dimora, nel momento di penitenza, di preghiera e di incontro con Dio”.

Tra le foto che più emozionano il fondatore dell’Oasi della speranza c’è quella in cui i due uomini si stringono le mani e stringono il loro patto con Dio”. Al luogo di pace è stato dato il nome di Oasi della Speranza perché Mazzola decise di dedicarlo a Maria, Regina della speranza. Il suo desiderio era che tutta la città, che in quegli anni ‘90 viveva momenti bui e tragici, legati alla mafia stragista, potesse continuare a sperare. E così laddove non c’era nulla, né strada, né luce, ed era luogo di ritrovo di ragazzi che facevano uso di droghe e di ladri che smontavano auto rubate, nasce un’oasi, lontana dalla città, dove ritrovare la speranza. Nel giorno del 32esimo anniversario della nascita dell’Oasi della Speranza, è stata organizzata una processione terminata con il saluto alla croce, con un omaggio floreale da parte dei vigili del fuoco. L'arcivescovo Corrado Lorefice ha officiato la messa e inaugurato la mostra dedicata all’angelo dei poveri, che ora da un eremo ancora più alto, continua a chiedere pace e benedizione per tutti.

Nel video parla Franco Mazzola

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