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Giorno della Memoria, iniziative e testimonianze anche a Palermo

Una giornata istituita per commemorare le vittime dell’Olocausto. È con questo intento che gli stati membri dell’ONU hanno indicato il 27 gennaio come il «Giorno della Memoria». Perché è stata scelta questa data? Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche arrivarono per prime ad Auschwitz, dove scoprirono il campo di concentramento e liberarono i superstiti.

Tale scoperta, e le testimonianze dei sopravvissuti, rivelarono l’orrore del genocidio nazifascista. Per ricordare lo sterminio del popolo ebraico, in occasione del Giorno della Memoria, vengono organizzati incontri, iniziative e momenti di riflessione su quanto accaduto agli ebrei e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti.

Quest’anno, lo fa anche Guidamica, realtà specializzata in servizi turistici, che, nell’ambito della rassegna «Palermo raccontata ai bambini», organizza un doppio appuntamento straordinario, il 25 e il 26 gennaio, pensato per i più piccoli.

«Si tratta di un walking tour dedicato ai bambini e ai loro genitori che si snoderà lungo gli antichi quartieri ebraici della Mesquita e della Guzzetta - spiega Valeria Monti, ideatrice e curatrice dell’iniziativa per conto di Guidamica -. Le guide regionali Daniela Sireci e Marina Di Gristina racconteranno ai piccoli partecipanti le storie, la cultura e le abitudini della comunità ebraica legate a questi luoghi».

Un’occasione importante per i siciliani e per i turisti che desiderano scoprire la testimonianza degli ebrei nell’isola. «Palermo ha un debito storico con la comunità ebraica: malgrado il senato cittadino abbia mediato per impedire l’espulsione voluta dagli spagnoli, di fatto, l’editto del 1492, rese esecutiva la messa al bando degli ebrei che dovettero lasciare la città dopo quindici secoli di permanenza. È importante - continua Monti - conoscere e capire come gli ebrei siano stati parte integrante di Palermo, arricchendola da vari punti di vista».

Del resto, sia nel capoluogo siciliano che in altre parti dell’isola, non mancano le tracce del loro passaggio. «Dopo il 1492, anno dell’editto di Granada, emanato dai sovrani spagnoli Ferdinando e Isabella, tutti gli ebrei furono espulsi dalla Sicilia. Le tracce sopravvissute ai secoli sono poche ma, tuttavia, preziose - afferma Daniela Sireci, guida turistica regionale -. Ne è un esempio il miqweh, il bagno ebraico, che si trova a Siracusa. È considerato il più antico d’Europa, miracolosamente conservato grazie alla famiglia ebraica che, fuggendo, ebbe cura di sotterrarlo. Fu riscoperto solo di recente, in occasione dei lavori di ristrutturazione dell’edificio sovrastante».

Infine, come anticipato, pure a Palermo, si trovano diversi esemplari architettonici della presenza degli ebrei nell’isola. «Anche Palermo ha il suo miqweh, non molto grande, ma perfettamente conservato. Fra i documenti che testimoniano l’importanza della comunità ebraica, la lapide del XII secolo, con iscrizione quadrilingue, esposta al museo della Zisa. Per non parlare poi - conclude Sireci -, dei toponimi che ricordano gli antichi mestieri praticati dagli ebrei e del patrimonio gastronomico che, nei secoli, è stato assorbito completamente tanto da divenire peculiarità locale». Per informazioni scrivere a [email protected].

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