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Scoprendo i misteri delle opere: il progresso è al servizio dell'arte

PALERMO. Una citazione del New York Times, in merito alle metodiche di ricerca scientifica utilizzate per lo studio dell’arte, ha messo in luce la sottile connessione tra tecnologia e cultura.

La pala di Gand, conservata presso la Pinacoteca di Brera è stata oggetto del servizio pubblicato dalla storica testata statunitense.

Il restauro de l'Agnello Mistico di Gand dei Fratelli Eyk era stato presentato in anteprima in Italia dal GruppoArte16 di Palermo, guidato da Giovanni Taormina, con la preziosa collaborazione del professore Stefano Zuffi e della belga Livia Depuydet Elbaum, entrambi facenti parte del GruppoArte16, costituito a Palermo lo scorso anno con l’intento di creare sinergie tra arte e tecnologia. L’Agnello Mistico rappresenta una delle opere più importanti della storia dell’arte e le ricerche hanno fatto uso delle scansioni ad infrarossi. Sulla scia di quelle indagini qualche giorno fa anche in Sicilia sono state messe a punto tecniche diagnostiche avanzate presso la GAM di Palermo. Il GruppoArte16 ha organizzato una giornata di studi e un laboratorio di analisi scientifiche su una delle opere più rappresentative di Mario Sironi “Il Tram”.

Un'opera, custodita alla GAM, dal valore assoluto, poiché in un piccolo supporto dalle dimensioni ridotte si rilevano tutti gli elementifondamentali che saranno presenti nell’estetica dell'artista. L'opera è stata composta nel periodo assai conflittuale del cosiddetto "biennio rosso" dal 1919 al 1921 durante il quale presso gli artisti le problematiche della classe operaia e della città industriale sono venute a sostituire quelle belliche connotando il nuovo volto delle tendenze futuriste.

Questa giornata di analisi a museo aperto sono partite da una intuizione dello studioso palermitano Giovanni Taormina, che osservando l'opera ed i suoi dettagli, si è reso conto che Mario Sironi, probabilmente, nel definire i contorni del mozzo della ruota posteriore, a differenza di quello anteriore che segue una logica stilistica classica, siinventa un tratto che sembra voglia esaltare una "S": la esse di Sironi. L’investigazione è stata effettuata alla presenza di visitatori e numerosi studenti intervenuti, grazie al supporto di stArt-test, la societàpalermitana composta dai due ricercatori, Salvatore Schiavone e Maria Francesca Alberghina, impegnati da sei anni sulle indagini diagnostiche. Grazie all’utilizzo di tecniche non invasive, come la spettrofotogrammetria ad infrarossi, è stato possibile individuare interventi successivi sul dipinto utili a progettare gli interventi di restauro.

Il tutto alla presenza di scolaresche liceali e con le relazioni in diretta di Franco Fazzio, Renato Tomasino, Antonio di Lorenzo e Giovanni Taormina, tutti esperti riconosciuti, che hanno dato un nuovo impulso ad un’attività di avvicinamento alla cultura in grado di mettere in relazione tecnologia ed arte.

I rilievi sono stati eseguiti con uno scanner multispettrale ad alta risoluzione, utile per indagare su eventualidisegni preparatori, ma anche per vedere i pentimenti o le alterazioni fatte sulle opere. Grazie a questa tecnica è possibile infatti evidenziare i varipassaggi di un dipinto, incluse eventuali cancellazioni o rifacimenti in corso d’opera da parte dell’artista. Nel caso del Sironi sono state individuate porzioni di restauro di cui non si aveva notizia.

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