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Inizia da Palermo il lungo viaggio della sonda Dawn della Nasa: va verso il pianeta nano Cerere

ROMA. È iniziato da Palermo il lungo viaggio della sonda Dawn verso il pianeta nano Cerere: l'oggetto celeste scoperto nel 1801 da Giuseppe Piazzi dell'Osservatorio di Palermo svelerà i suoi segreti alla sonda della Nasa che, entrata da pochi giorni in orbita, riaccende i suoi strumenti tra cui lo spettrometro Vir (Visual and Infrared Spectrometer) realizzato da Agenzia spaziale italiana (Asi) e Istituto nazionale di astrofisica (Inaf). Per ricordare l'importanza della grande scoperta, Cerere fu il primo asteroide mai osservato, l'Inaf ospita a Palermo il convegno internazionale dedicato alla missione Dawn e una serie di iniziative per il pubblico.

Partita nel 2007, la sonda Dawn della Nasa ha effettuato un lungo viaggio, durante il quale ha anche fatto una 'sosta' per studiare l'asteroide Vesta, ed è finalmente arrivata a destinazione: Cerere. Classificato da pochi anni come pianeta nano, Cerere fu individuato per la prima volta da Piazzi e con l'arrivo di Dawn nella sua orbita da poco più di un mese sarà possibile aggiungere nuovi tasselli alla comprensione della nascita del nostro sistema solare.

«Da oggi - ha spiegato Giusi Micela, dell'Osservatorio di Palermo - Dawn riprenderà le attività scientifiche e grazie anche allo strumento italiano a bordo potremo analizzare in profondità la composizione di questo oggetto». Per ripercorrere questi due secoli di storia che da Piazzi hanno portato ai successi di Dawn, Palermo ospiterà fino al 14 aprile, presso la sede dell'Inaf, il convegno internazionale dedicato alla missione e una serie di eventi per il pubblico. Al termine della conferenza di apertura saranno inaugurate tre mostre, sul tema degli asteroidi, su Cerere e una raccolta storica di strumenti di lavoro dell'epoca.

«In programma ci sono varie conferenze - ha spiegato Micela - anche sui parallelismi del lavoro di oggi con quello dei primi dell'800. Una delle particolarità che ne emerge è osservare, con un certo stupore, come nella Sicilia borbonica ci fosse un interesse dei potenti e i politici verso la scienza e la ricerca maggiore di quello che esiste oggi».

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