Palermo

Giovedì 21 Novembre 2024

Tre equipe salvano la vita ad una donna, lavorano insieme l'ospedale Ingrassia e Villa Maria Eleonora di Palermo

equipe Ingrassia

Una storia clinica diventa una storia di salvezza e di vita. Un esempio di buona sanità grazie alla collaborazione tra i medici di uno stesso ospedale ma anche con i colleghi di un’altra struttura sanitaria. Così l’équipe medica dell’unità operativa complessa (Uoc) di Cardiologia dell’ospedale Ingrassia ha salvato una donna di 61 anni, Nunzia (il cognome non è stato reso noto per motivi di privacy della paziente), originaria di Monreale, grazie all’Heart team svolto in sinergia con la casa di cura privata Villa Maria Eleonora. La donna, arrivata al pronto soccorso dell’Ingrassia, alla Rocca, dunque poco distante da Monreale, è stata trasferita in Medicina per una insufficienza respiratoria ed è stata sottoposta a consulenza cardiologica dai medici dello stesso ospedale. I sanitari hanno individuato una trombosi in corso su una valvola mitralica, con un alto rischio di sopravvivenza per la paziente. Da lì è emerso come fosse indispensabile effettuare subito una scelta: sottoporre la signora Nunzia a un delicato e rischioso intervento di cardiochirurgia oppure tentare una terapia farmacologica salvavita, anch’essa rischiosa. È qui che la collaborazione con la clinica Villa Maria Eleonora si è rivelata fondamentale. Così, dopo la diagnosi dei medici Gioacchino Cosenza, Sergio Cannizzaro e Salvatore Chessari, nel reparto di Medicina diretto da Maurizio Russotto, la paziente è stata sottoposta a terapia salvavita (trombolisi sistemica) in terapia intensiva coronarica (Utic). L’indicazione al trattamento altamente rischioso è stata suggerita da Sergio Fasullo, direttore Uoc di Cardiologia, dopo la prima segnalazione di assoluto rischio cardiochirurgico, espressa dall’Heart team Ingrassia-Villa Maria Eleonora (con i camici bianchi Khalil Fattouch e Marco Moscarelli). La trombosi delle valvole protesiche rappresenta una grave complicanza che può portare alla morte del paziente. La trombolisi, pur non essendo esente da rischi emorragici, per disfunzione protesica da trombosi, è quindi un’ottima soluzione alternativa, rispetto all'intervento cardiochirurgico. La paziente è stata gestita in primis dal medico Pierpaolo Prestifilippo e successivamente dal gruppo di infermieri dell’Utic, coordinati dalla caposala Mariangela Santamaria, dal fisioterapista Andrea Cucchiara e dagli altri medici del reparto Giovanni Ferro, Giorgio Maringhini, Salvatore Milazzo, Giuliana Cimino, Piero Levantino, Sebastiano Scalzo, Angelo Giuseppe Caponetti, Eleonora Marchese, Filippo Ganci. È stata dimessa dopo monitoraggio neurologico e tomografico cerebrale, riabilitazione cardiologica e valutazione ecocardiografica. «La creazione di una rete di specialisti anche interaziendale - spiega Fasullo - si è rivelata doverosa e vincente. Il consulto congiunto che abbiamo effettuato con i colleghi di Villa Maria Eleonora è stato fondamentale per individuare la soluzione più adatta. Il dialogo e la collaborazione tra aziende ospedaliere sono indispensabili nell'ottica della centralità del paziente nel percorso della cura. Siamo sempre grati alla direzione generale per il costante sostegno in questo percorso»

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