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Giovani hikikomori in Sicilia: come si curano, a quali esperti rivolgersi e le associazioni di riferimento

Sono sei i medici professionisti che collaborano con le famiglie

Le richieste di aiuto da parte dei genitori sono sempre più numerose tanto che un gruppo di mamme che, hanno vissuto in prima persona il problema, hanno deciso di creare un’associazione, presieduta da Elena Carolei, e un gruppo Facebook dal nome «Hikikomori Italia – Genitori».

Sono loro il punto di riferimento in Sicilia, con sede a Palermo, Messina e Catania, ma raggiungibile on line da tutti, per le famiglie che vogliono saperne di più su questo fenomeno che, segrega i figli in casa, spegnendo ogni loro passione e voglia di socializzare. Sempre più ragazzi dai 14 ai 30 anni, si autorecludono nelle loro camere e perdono la voglia di condividere spazi e momenti con altri coetanei. Sono gli hikikomori, circa un migliaio quelli riconosciuti in Sicilia, anche se esiste un mondo sommerso di genitori che non si sono ancora accorti dei disagi che vivono i loro ragazzi.

Il primo approccio per saperne di più è quello con l’associazione coordinata da Marcella Greco, una mamma che sette anni fa ha compreso che bisognava fare qualcosa per aiutare le famiglie che, come la sua, non sapevano come affrontare l’apatia dei loro figli. Oggi a dare risposte e supporto c’è il gruppo dei genitori che lavora in sinergia con un gruppo di psicologi (su Facebook Hikikomori Italia).

«Facciamo gruppi di auto mutuo aiuto, dove i genitori si incontrano per trovare conforto e comprensione reciproca e condividono le loro esperienze – spiega la referente del gruppo dei genitori Marcella Greco -. Spesso anche solo incontrandosi e parlando si trovano le soluzioni, nei casi più gravi si passa allo step successivo che è il percorso con uno psicologo o uno psicoterapeuta».

Sono sei i medici professionisti che collaborano con le famiglie. Tra loro, lo psicoterapeuta Gabriele Aiello, referente per la città di Palermo e la provincia. «Parliamo con i genitori sugli stili educativi da seguire – spiega il dottor Aiello – e prendiamo in carica i ragazzi e le famiglie. Spesso facciamo terapie anche domiciliari. Le cause che portano a questo fenomeno sono multifattoriali e hanno un effetto a cascata. Bisogna tenere in considerazione le caratteristiche individuali, le specificità di ciascuno, l’ipersensibilità caratteriale ma entrano in causa anche fattori ambientali come il bullismo o altre situazioni che hanno generato sul ragazzo o la ragazza gravi traumi. La buona notizia è che si può guarire».

I genitori che hanno bisogno di informazioni e supporto possono mettersi in contatto con l’associazione mandando un messaggio attraverso il gruppo facebook oppure chiamando ai numeri 348.6561881 oppure 351.5187738.

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