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A Palermo mancano le sacche di sangue, donazioni col freno a mano tirato

I pazienti più a rischio sono i malati di talessemia e leucemia. Le associazioni: «Molti potrebbero non riuscire a sopravvivere»

Serve sangue di tipo 0 Rh positivo. E subito. Le donazioni, visto il periodo, a Palermo sono rallentate, tanto che le frigoemoteche non riescono a soddisfare le esigenze di tutti, anche se le scorte per le emergenze sono sempre garantite. All’ospedale Cervello, nonostante la convenzione con l’Emilia Romagna, che ogni quindici giorni invia un certo quantitativo di sacche di vari gruppi, è emergenza. Ma a soffrire sono tutti i centri trasfusionali della città: i pazienti più a rischio sono soprattutto i malati di talassemia e di leucemia, quelli che, a causa del lento approvvigionamento, sono costretti a dover attendere per completare il loro ciclo di trasfusioni di cui hanno bisogno in maniera costante.

Oltre ai ritardi nelle terapie, alcuni ospedali sono stati costretti a rinviare una parte degli interventi chirurgici programmati per mantenere ad un livello adeguato le scorte che invece servono per i casi urgenti. L’anemia mediterranea, o appunto la talassemia, è una malattia del sangue ereditaria causata da un difetto genetico che provoca la distruzione dei globuli rossi provocando un senso di affaticamento e di mancanza di energie mentre la leucemia è un tumore delle cellule del sangue. Oggi il 70 per cento di coloro che ricevono una diagnosi di questo tipo riesce a guarire e un ruolo decisivo, in un risultato come questo, lo giocano proprio i donatori.

Ma la carenza, ormai cronica, ha spinto alcune associazioni come l’Aimatos, che opera a Villa Sofia, e la Linfarossa che ha la sua sede all’ospedale Cervello, a lanciare un appello per chiamare a raccolta vecchi e nuovi volontari. «Dagli ospedali Villa Sofia e Cervello - scrivono - arriva l’allarmante notizia di una grave carenza di sangue 0rh positivo. Tante persone, malate di talassemia e di altre malattie del sangue, potrebbero non sopravvivere. Facciamo appello a tutti per andare a donare con la massima urgenza».

La situazione, però, è tutt’altro che nuova, come spiega Toti Di Filippo, ex responsabile del centro trasfusionale di Villa Sofia-Cervello, oggi in pensione e attuale direttore sanitario di Aimatos. «Il fenomeno si ripresenta con tutta la sua forza puntualmente nei mesi estivi - ammette - ed anche questa volta c’erano le avvisaglie per una crisi più forte rispetto agli altri anni. A Villa Sofia, oltre al sangue del tipo 0 positivo, che è quello compatibile per il quale c’è una grandissima richiesta, servono anche sacche di A positivo, che è uno dei più comuni. Al Cervello, nonostante la convenzione con l’Emilia Romagna, in questo periodo sono arrivate meno sacche perché anche loro si sono trovati in difficoltà a reperirlo durante l’estate». Ma ad allontanare molte persone dalla donazione del sangue è stata anche la paura del Covid.

«Se prendiamo 15 appuntamenti con i donatori, se ne presentano non più di cinque - continua Di Filippo - e ci sono sempre meno giovani che scelgono di offrire il proprio sangue. Sono le conseguenze indirette lasciate dal virus. Occorre una maggiore sensibilizzazione per convincere i cittadini a tornare nei centri trasfusionali. Ma dobbiamo essere bravi anche noi a trovare nuove adesioni. La nostra associazione, ad esempio, è stata invitata in un’azienda per spiegare il valore della donazione e siamo riusciti a convincere un centinaio di dipendenti a donare il sangue da noi». Anche il Policlinico ha avviato una campagna per la ricerca del sangue, così come l’ospedale Civico dove a luglio c’è stato un calo di sacche tanto che ci sono stati dei ritardi per quanto riguarda l’assegnazione ai pazienti talassemici.

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