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Da Palermo l'appello dei medici ai genitori: «Vaccinate i neonati contro il Rotavirus»

Francesco Vitale

Un caso al minuto, circa 27.000 al mese, più di 400.000 bambini colpiti ogni anno: sono i numeri in Italia della gastroenterite da Rotavirus. Una patologia, molto diffusa ma poco conosciuta, che colpisce i bambini al di sotto dei 5 anni, spesso entro il primo anno di vita, provocando diarrea, febbre, vomito e disidratazione, con sintomi così gravi da richiedere anche il ricovero in ospedale.
Il vaccino rimane l'unico vero metodo attualmente a disposizione per prevenire queste conseguenze. La Sicilia nel 2013 è stata la prima regione in Italia a ricevere questa vaccinazione in offerta attiva gratuita. Ma, ciò nonostante, si fatica a raggiungere le coperture vaccinali attese.

È quanto emerso in occasione della tavola rotonda «Prevenzione della malattia da Rotavirus: l'importanza della vaccinazione per #unapreoccupazioneinmeno». L'introduzione in Sicilia della vaccinazione raccomandata nel piano regionale, che risale al 2013, ha inciso positivamente sulla riduzione dei casi. Da una media nel 2013 di 960 ricoveri in reparti pediatrici e neonatologia, «nei 4 anni successivi abbiamo abbattuto del 50% i ricoveri, pari a 450 - spiega Francesco Vitale, ordinario di igiene all’Università di Palermo e responsabile unità epidemiologia clinica con registro tumori del policlinico di Palermo - un risultato importantissimo visto il danno che il virus può creare. Resta il fatto che non abbiamo ancora raggiunto una copertura ottimale».

Il livello medio siciliano di adesione al protocollo vaccinale è del 60%. Sono le province della Sicilia occidentale a raggiungere uno standard migliore, mentre il centro e l’est della regione sono più penalizzate, con Messina che si connota come provincia più complessa da gestire in generale dal punto di vista vaccinale. Poiché non esiste una terapia antivirale specifica per l'infezione da Rotavirus, il vaccino rimane l’arma più importante per combattere l’infezione.

«Il virus si diffonde facilmente nelle comunità infantili sotto i 5 anni ed è ad alta trasmissibilità - aggiunge Vitale - Inoltre è più presente d’inverno, stagione in cui le neonatologie e i pronto soccorso pediatrici sono più affollati per malattie respiratorie acute. Una situazione che rende più favorevole l’epidemia in ospedale».

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