
Fu messa nero su bianco in un decreto del 2018 della Presidenza della Regione, firmato dall’allora governatore Nello Musumeci e dall’ex assessore alla Sanità Ruggero Razza, il conflitto di interessi che interessava l'ingegnere Mario La Rocca, all’epoca dirigente del dipartimento della pianificazione strategica dell’assessorato alla Sanità.
«Accertata la sussistenza di conflitto di interessi» occorre procedere alla sostituzione dell’ingegnere La Rocca con la dottoressa Maria Letizia Diliberti, si legge nel documento «per l'adozione degli atti relativi ai procedimenti per cui sussiste il conflitto stesso». Il caso La Rocca è tornato d’attualità dopo la decisione del governo Schifani di nominare Salvatore Iacolino a capo del dipartimento più importante dell’assessorato. Una scelta che non è piaciuta a Fratelli d’Italia.
Tre dei quattro assessori del partito della Meloni infatti non hanno partecipato alla giunta convocata dal governatore con all’ordine del giorno una serie di delibere, tra cui le nomine alla sanità. Fdi, che ha poi ribadito il proprio no in un documento, aveva manifestato la sua contrarietà alla riconferma di Salvatore Iacolino facendo il nome proprio di Mario La Rocca, attuale direttore del dipartimento ai Beni culturali. La situazione di conflitto, determinata dal fatto che alcuni congiunti di La Rocca avrebbero attività proprio nel campo sanitario, era stata, poi, nel 2022 alla base di un altro provvedimento, questa volta firmato da Razza, che stabiliva la sostituzione del dirigente nella firma dei provvedimenti sui budget di oltre 100 milioni per i laboratori di analisi.
Allora La Rocca fu sostituito dal dirigente Fulvio Bellomo. Sulla vicenda, che ha provocato forti fibrillazioni in Giunta, è intervenuto nei giorni scorsi lo stesso La Rocca che ha precisato che si tratta di circostanze note da anni che - ha detto - «non mi hanno impedito di svolgere con onore ed apprezzamento dei più sia l’incarico di direttore generale del Policlinico di Palermo sia di dirigente generale del Dps». «In tale veste per le medesime circostanze oggetto di addebito sono stato sottoposto ad indagini della autorità giudiziaria che ha ritenuto, - ha spiegato - che non sussisteva un conflitto di interessi potenzialmente rilevante in quanto la giurisprudenza della Cassazione sostiene che l’obbligo di astensione non sussiste in caso di adozione di provvedimenti di carattere generale che sono proprio quelli di competenza del dirigente generale del Dipartimento di pianificazione strategica». "Spiace constatare che il deficit istruttorio privo di un dovuto contraddittorio - aveva concluso - abbia indotto alla adozione di un deliberato privo delle necessarie motivazioni e dall’altro mi abbia esposto ad un pubblico discredito che una onorata carriera ultra trentennale sicuramente non meritava».
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