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Nuovi infermieri di famiglia, senza master posti in bilico

Si tratta della nuova figura professionale del Piano nazionale di riforma della sanità territoriale: dito puntato sul vuoto accademico tutto siciliano

ROMA (ITALPRESS) – La Federazione nazionale degli ordini degli infermieri (Fnopi) è in piena sintonia con la proposta della Fiaso, la Federazione delle aziende sanitarie e ospedaliere, al Governo di stabilizzare, prima che scadano i termini della loro chiamata in servizio per l’emergenza Covid, gli infermieri che sono stati assunti con contratti flessibili negli ultimi

I soldi ci sarebbero pure, e anche la forza lavoro, considerando tutte le persone con laurea triennale in tasca e ancora in cerca di occupazione, ma tant’e: al di qua dello Stretto, il sistema sanitario rischia di mandare in fumo ben 1.600 posti di lavoro nel ruolo di infermiere di famiglia.

Si tratta della nuova figura professionale tracciata all’interno del Piano nazionale di riforma della sanità territoriale, voluta dal decreto ministeriale del 2022 con quasi 40 milioni di euro pescati dal Pnrr e destinati unicamente alla Regione per questo tipo di assunzioni, da spendere e concretizzare entro dicembre del 2026. È quanto emerge dal nuovo report dell’osservatorio dell’Anafepc, l’Accademia nazionale per l’Alta formazione e promozione della cultura, che punta il dito su un vuoto accademico tutto siciliano, visto che nessuna università dell’Isola ha ancora attivato il master in Infermieristica di famiglia e di comunità, obbligatorio per partecipare al concorso pubblico per l’assunzione delle 1.600 unità in questione, secondo quanto stabilito dal provvedimento varato tre anni fa a Roma, prevedendo almeno un infermiere di famiglia ogni 3.000 abitanti.

Nonostante la Regione avesse formalizzato l’adesione al Piano già nel 2022, rimarcano, nessuna misura concreta è stata adottata per incentivare questa formazione specialistica, né da parte degli atenei, né da parte delle Asp. Una situazione «inaccettabile», sottolinea il vicepresidente Anafepc Maurizio Cirignotta, perché «dopo anni di annunci e atti formali ci ritroviamo senza percorsi formativi attivi in Sicilia, mentre altre regioni si stanno già organizzando per garantire occupazione e servizi territoriali concreti». Ancor più duro il presidente dell’Accademia, Calogero Coniglio, che non comprende «come sia possibile che dal 2022 nessuno abbia ritenuto prioritario avviare una pianificazione per formare queste figure, visto che parliamo di assunzioni previste dall’Ue con fondi certi e finalizzati, che rischiano di non trasformarsi in posti di lavoro e servizi sanitari». Ovviamente è ancora possibile intervenire prima della scadenza del 2026, ma servirebbero «azioni urgenti e coordinate», anche perché il corso post laurea richiede un anno di formazione, con 1.500 ore tra teoria e tirocinio.

Il rettore dell’Università di Palermo, Massimo Midiri, non chiude all’ipotesi, ma in un’ottica a lungo termine, perché «il master in Infermieristica di famiglia e di comunità rappresenta un percorso di interesse che potrà essere valutato nei prossimi anni, anche in relazione ai fabbisogni del territorio e alle indicazioni nazionali. Desidero però sottolineare come l’ateneo abbia rafforzato in modo significativo la formazione infermieristica. Oggi il corso di laurea triennale conta circa 360 studenti a Palermo, altri 50 a Caltanissetta e ulteriori 50 nel nuovo polo di Agrigento. Il nostro impegno - sottolinea - resta quello di sostenere la crescita del settore con un’offerta didattica sempre più articolata e di qualità». (*ADO*)

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