
«Una manovra di respiro, grazie alle tre direttrici delineate dal governo Schifani: i temi dell’emergenza, come quello della siccità, gli aiuti ai Comuni e l’impegno ad arginare la povertà», senza dimenticare, nel giudizio di massima sulle variazioni di bilancio targato Stefano Pellegrino, presidente dei deputati di Forza Italia all’Ars, «la netta differenza con i provvedimenti del passato: se prima si spostavano risorse da un capitolo all’altro, adesso, invece, ci sono stanziamenti ex novo».
Sullo sfondo, però, resta la criticità politica: la manovra ha incassato 3 Ko su appena 15 articoli e decisive, nel voto segreto, sono state le scelte dei partiti che sostengono l’esecutivo. La maggioranza esiste ancora?
«Sì, ed è in buona salute. Il problema dei franchi tiratori, più che politico, è squisitamente territoriale: non c’è una tensione contro il governo, ma tra i gruppi e all’interno degli stessi, su ruoli e aspettative che riguardano singole persone. Tutti paletti superabili, tanto che alla fine l’impalcatura della manovra ha retto. È andato via qualche cornicione, che verrà ricomposto dal sapiente lavoro di Schifani».
Ma è evidente che fra i gruppi parlamentari c’è un problema. Dov’è il nodo più grosso? Nel rapporto con la Lega di Sammartino o su qualche altro fronte?
«Se è vero che in aula ci sono stati 17-18 franchi tiratori, vuol dire che nessuno partito, compreso il mio, è esente da turbolenze interne e che esiste un po’ di malessere, ma ripeto: parziale, legato più alle aspettative territoriali di qualche parlamentare. Verificheremo le ragioni del dissenso».
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