«Il divieto nazionale di assumere medici gettonisti nei Pronto soccorso, seppur correttissima nella sostanza, fatto in piena estate e senza possibili immediate alternative, in Sicilia scatenerà il caos, con ricadute pesantissime sulle prestazioni del servizio sanitario». Lo scrivono Davide Faraone, vice-presidente nazionale di Italia Viva, e Antonio Craxì, ex professore ordinario di Gastroenterologia dell’Università di Palermo, nel blog di Italia Viva Sicilia. «Mentre la media nazionale di turni coperti da gettonisti è del 18%, in Sicilia si supera il 60% negli ospedali metropolitani e raggiunge picchi dell’80% in strutture come Villa Sofia-Cervello di Palermo - dicono -. Nel 2024, la Regione ha speso 10,3 milioni di euro per questi contratti (seconda solo alla Lombardia), con costi orari fino a 100 euro per medico. Entro fine ottobre 2025, il 42% dei 1.852 contratti attivi scadrà, lasciando scoperti circa 778 turni mensili in Pronto soccorso. Un ulteriore 26% (482 contratti) cesserà entro marzo 2026. L’impatto sui servizi e sul territorio si manifesterà in Sicilia, con un effetto a cascata». «Nelle isole minori ma ad alto flusso turistico stagionale (Stromboli, Pantelleria, Lampedusa, Marettimo) e nelle aree interne, il rischio di desertificazione sanitaria è concreto - spiegano -. Il paradosso è che i 2,2 miliardi di euro spesi a livello nazionale per i gettonisti tra 2019-2024 (di cui 210 milioni in Sicilia) avrebbero potuto finanziare l’assunzione di 1.500 medici con contratti stabili in tutta l’isola. Senza un intervento immediato, la Sicilia pagherà il prezzo più alto della riforma, trasformando una necessaria correzione di sistema in un’emergenza sanitaria».