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L'assessore Amata e il lavoro al nipote, Dragotto: «Solo solidarietà»

L’imprenditore prende le distanze dall’indagine che coinvolge la moglie. «Il ragazzo aveva perso la madre, se me lo avessero chiesto anch’io lo avrei assunto». Nessun favore, anche per gli affitti: «Anzi per Lo Turco è partito il decreto ingiuntivo»

Tommaso Dragotto e Gigi D'Alessio alla presentazione del concerto di giugno (foto di Alessandro Fucarini)

«Non accetto che si confonda la mia persona o la mia azienda con le vicende giudiziarie di mia moglie. Se ha sbagliato, pagherà. Ma io non c’entro». Tommaso Dragotto, presidente di Sicily by Car, rompe il silenzio dopo la chiusura dell’indagine della Procura di Palermo che coinvolge sua moglie, l’imprenditrice Marcella Cannariato, e l’assessore regionale al Turismo Elvira Amata: al centro, un sistema di favori, assunzioni e contributi regionali in cambio di appoggi politici. C'è poi un secondo filone che chiama in causa anche il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno e la sua ex portavoce Sabrina De Capitani, accusati di corruzione e peculato.

Come ha vissuto questi giorni di inchieste e notizie legate a sua moglie?

«Ho seguito ogni articolo, ogni virgola, giorno per giorno. È chiaro che, leggendo, si generano confusione e perplessità. Accetto che si dica “moglie di Tommaso Dragotto”, perché è la verità. Ma quando si passa ai “Dragotto”, come se fossimo un clan, lo trovo inaccettabile. Sono un imprenditore che da 40 anni è presente in tutti gli aeroporti italiani. Non ho mai avuto bisogno di raccomandazioni o della politica. Sono stato tirato in ballo a sproposito, e questo danneggia la mia azienda, che è un patrimonio costruito con sacrifici».

Cosa contesta al racconto mediatico?

«Il diritto di cronaca è sacrosanto, ma l’informazione deve essere precisa. Io non discuto le intercettazioni: quelle sono atti ufficiali. Ma i commenti e le interpretazioni che trasformano un virgolettato in un’accusa indiretta a me non li accetto. Alcuni hanno scritto che potrei ricevere un avviso di garanzia. Ma dove? Io non c’entro nulla. Ho già dato mandato ai miei avvocati per difendere il mio nome».

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