
Sul piatto ci sono da ieri una cinquantina di milioni, sufficienti a garantire aumenti che vanno mediamente dai 100 ai 150 euro lordi al mese. Con il timbro della giunta, apposto ieri, è scattata l’operazione rinnovo del contratto dei regionali. E sarà il terzo in poco più di due anni in cui sono stati recuperati gli arretrati.
Le direttive che l’assessore alla Funzione Pubblica, Andrea Messina, ha portato in giunta e che Schifani ha condiviso indicando all’Aran i paletti entro i quali trattare con i sindacati. In prima battuta vengono stanziati i fondi: 41 milioni e 852 mila euro per rinnovare il contratto del triennio 2022-2024 a 11.020 regionali in servizio in questa fascia temporale. Altri 8 milioni e 479 mila euro sono destinati al rinnovo del contratto degli 860 dirigenti ancora in servizio.
La percentuale applicata a entrambe le categorie sarà la stessa scelta dallo Stato per i ministeriali: 5,78%. E questo fa calcolare a Gianni Borrelli e Maurizio Camarda della Uil Fpl che «a regime gli aumenti varranno mediamente 90-100 euro per la fascia più bassa, circa 120 per quella media e almeno 150 per la più alta». Per Borrelli e Camarda è una buona base di trattativa anche se «con queste percentuali non si recupera del tutto l’inflazione, che in quegli anni ha raggiunto anche il 7-8%».
Più articolata la gestione degli aumenti per la dirigenza. La percentuale è la stessa «ma - spiega Silvana Balletta del Dirsi - durante la trattativa va deciso come dividerla fra parte fissa e parte variabile». In ogni caso non si dovrebbe andare sotto un minimo di 200 euro al mese. Il Dirsi si dice soddisfatto «dal rispetto degli impegni presi dal governo sui vari rinnovi».
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