
Per adesso il calcolo si ferma a un paio di migliaia di ex o quasi ex dipendenti. Ma di qui a pochi anni saranno almeno 5 mila i regionali costretti a lasciare gli uffici per limiti di età e ad incassare però una pensione compresa fra i 600 e i 700 euro.
È scoppiato alla Regione il caso degli ex precari che, a un ventennio dalla stabilizzazione, si avviano già ad andare in pensione. Secondo il sindacato autonomo Confael «ci sono circa 5 mila dipendenti nelle fasce basse, A e B, che sono ex precari al lavoro fin dalla metà degli anni Novanta ma stabilizzati solo dai primi anni Duemila.
Malgrado abbiano oltre trenta anni di servizio, nella fase del precariato hanno incassato solo contributi figurativi mentre quelli realmente utili per il calcolo della pensione sono pochi e questo fa sì che riceveranno un assegno inferiore perfino al minimo statale, che è di 1.070 euro». Il sindacato ha ribattezzato queste cinquemila persone «l’esercito degli invisibili».
Il caso è spinoso. E venuto fuori proprio nei giorni in cui la Regione ha presentato gli ultimi dati sui pensionati. Scattando così una fotografia con luci e ombre di un settore che risente più di altri di riforme che hanno sgambettato alcune categorie più di altre. Secondo le tabelle fornite dal Fondo Pensioni, guidato da Filippo Nasca, fra gli ex regionali ce ne sono già 1.410 che hanno un assegno mensile inferiore ai mille euro.
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