
La sfida di Schifani alla Corte dei Conti viaggia su una nomina all’apparenza come tante altre: quella del costituzionalista Alfonso Celotto. A cui la giunta ieri ha affidato l’incarico di emettere un parere sull’applicazione di una norma dello Statuto. Un atto amministrativo che ha, appunto, il retrogusto di una mossa politica e che amplifica gli scontri istituzionali avuti con i magistrati contabili negli ultimi mesi.
In estrema sintesi, il governo ha chiesto al costituzionalista dell’università Roma 3 di verificare il percorso per applicare l’articolo 23 comma 3 dello Statuto, la norma che prevede il gradimento (sotto forma di condivisione) del presidente della Regione sulla nomina dei magistrati contabili. « I magistrati della Corte dei Conti sono nominati, di accordo, dai governi dello Stato e della Regione» recita la Carta siciliana. Un articolo per la verità mai applicato né rivendicato in passato da altri governi.
E proprio questa è una delle prime domande a cui dovrà rispondere il professor Celotto: la prassi che ha delegato solo allo Stato le nomine può superare il dettato normativo anche se a distanza di 79 anni dalla sua approvazione? E se la norma è ancora applicabile, come procedere?
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