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«I termovalorizzatori si faranno e i lavori partiranno entro il 2027». Renato Schifani ribadisce la sua linea al Salone delle Bandiere di Palazzo Zanca, a Messina, intervenendo alla seconda giornata dell’evento «65% e Oltre!», dedicato alla gestione dei rifiuti in Sicilia.
Il presidente della Regione Siciliana sottolinea il lavoro fatto in un anno da commissario per l’emergenza rifiuti: «Domani è il compleanno della mia nomina a commissario, avvenuta il 21 febbraio di un anno fa, e ho dovuto convincere il governo. Non c’era un piano rifiuti per la Sicilia. Ho lavorato in silenzio per fare quel piano. Ora possiamo lavorare concretamente per realizzarli i termovalorizzatori. Mi sono mosso per un percorso ordinario per evitare ricorsi e controricorsi. I ricorsi sono arrivati lo stesso ma sono sereno: il conferimento di 300 mila tonnellate l’anno determinerà un abbattimento dei rifiuti, dell’anti-igienicità e dell’emergenza e un abbattimento dei costi di rifiuti. I cittadini pagheranno di meno, ho detto no alla soluzione mista pubblico-privata che avrebbe portato ad un incremento poi del canone, abbiamo messo 800 milioni di euro e se mancano altre risorse le troveremo. È un imperativo categorico, mi assumo l’impegno. Non sono atti di programmazione ma di realizzazione del buon governo sul territorio».
Sulla sua ricandidatura Schifani non ha dubbi: «Sono stato visto nell’agosto del 2022 come garante della coalizione e credo che ci hanno visto giusto. Ovviamente non decido da solo ma bisogna andare avanti, ma voglio continuare il percorso anche perché intendo realizzare i termovalorizzatori, con l’obiettivo intanto di far partire i lavori entro il 2027». Un tema che, a suo dire, tiene banco più del necessario: «Mio figlio nei giorni scorsi mi ha chiamato da Roma e mi ha chiesto il perché si continua sempre a parlare, ogni giorno, della questione della mia ricandidatura. Io mi concentro sull'attività di governo, ma credo che il problema non si pone».
Il confronto con i numeri della raccolta differenziata è impietoso: «Prendo atto che Messina è arrivata al 65%, la mia città è ferma al 13%, Catania è al 31%. Palermo deve svegliarsi, Lagalla sta facendo un grande lavoro ma bisogna arrivare ad una svolta, manca la comunicazione ai cittadini. Non è possibile che Palermo sia ferma al 13% di raccolta, altrimenti si falliscono gli obiettivi. E io non intendo fallire».
Schifani rivendica l’approccio pragmatico della sua amministrazione: «Giro poco e non amo fare passerelle. Stiamo facendo cose importanti per fare funzionare la macchina burocratica con efficacia ma prima ancora con rispetto e trasparenza, che sono valori basilari e non negoziabili».
Un passaggio anche sull’eredità del governo Musumeci: «Non criticherò mai il mio predecessore che ha dovuto affrontare una legislatura terribile, segnata anche dall’emergenza Covid e che ora sta affrontando da ministro altre criticità importanti. Ma, a mio avviso, il sistema del passato ha dato frutti relativamente bassi. Ora stiamo cominciando a crescere. Non lo dico io ma i dati Istat, è aumentata l’occupazione e anche le entrate fiscali. Stiamo facendo una politica liberale che guarda alle imprese, con delle misure anche sociali per i poveri, intervenendo sulle famiglie che non ce la fanno. Stiamo dando risposte concrete ai cittadini, lo stiamo facendo cercando di essere incisivi e di dare una mano ai territori».
Infine, un monito ai sindaci delle altre città metropolitane: «A Messina ho ascoltato cosa è stato fatto e come è stato fatto, con speditezza e trasparenza. Allo stesso modo lancio un appello ai sindaci delle altre città metropolitane: bisogna fare di più».
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