
Da un lato il malumore degli alleati verso Fratelli d’Italia per aver ostacolato a Roma la riforma che avrebbe reintrodotto l’elezione diretta nelle ex Province. Dall’altro un accordo che modifica un po’ i piani iniziali di Forza Italia in vista delle elezioni nei Liberi Consorzi e nelle Città Metropolitane, che delle Province sono gli eredi mai ufficialmente nati.
Il vertice di maggioranza è durato oltre 4 ore. È passata la proposta di Schifani e del coordinatore forzista Marcello Caruso sulla data (27 aprile) delle elezioni di secondo livello, che chiameranno al voto solo i sindaci e i consiglieri dei Comuni della provincia. Ma rispetto alla proposta iniziale di Forza Italia che, era quella di presentare candidati presidenti unitari e un listone unico per i consigli, i leader del centrodestra hanno scelto di andare col proprio simbolo e con liste autonome.
«La coalizione di centrodestra si presenterà compatta alle prossime provinciali per la scelta dei presidenti che saranno scelti in modo da dare spazio anche alle sensibilità dei territori», recita la nota finale siglata da Marcello Caruso (Forza Italia), Nino Germanà (Lega), Salvo Pogliese (Fratelli d'Italia), Massimo Dell'Utri (Noi moderati), Fabio Mancuso (Movimento per l'autonomia) e Stefano Cirillo (Democrazia cristiana).
Dunque l’accordo raggiunto, dopo 4 ore di confronto, prevede che il centrodestra presenterà per la guida dei Liberi Consorzi un candidato soltanto, sostenuto da tutti, che può essere anche espressione di aree civiche. Un intesa che prevede anche che nei sei liberi consorzi (Trapani, Agrigento, Caltanissetta, Enna, Siracusa e Ragusa) ogni partito della coalizione avrà una candidatura alla presidenza, ancora da decidere quale. Ogni partito si conterà e si misurerà con gli alleati nella corsa al consiglio provinciale con una propria lista e il simbolo tradizionale.
«Nel rispetto del sistema elettorale proporzionale - prosegue la nota dei leader della maggioranza - ciascuna forza politica presenterà le proprie liste. Una scelta che consentirà di garantire la più ampia e qualificata rappresentanza territoriale. Questa strategia permetterà di valorizzare le specificità di ogni partito, mantenendo al contempo la solidità della coalizione».
Prima di arrivare a questa conclusione, e a taccuini chiusi, i leader di Fi, Mpa, Dc, Lega e Noi Moderati hanno polemizzato con Fratelli d’Italia che a Roma si è messa di traverso facendo naufragare la riforma che avrebbe invece reintrodotto l’elezione diretta nelle ex Province.
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