
Non solo gli autobus elettrici sono fermi perché mancano le stazioni di ricarica, ma paghiamo pure per farli stare immobili, in fila, all'aperto, all'acqua e al sole, in un’area della Me.Si. srl di Carini, azienda che si occupa di veicoli industriali. Prima o poi si scoprirà che prenderanno un acciacco e bisognerà aggiustarli prima di avere percorso un solo metro di strade cittadine.
Al di là della facile ironia, della prima fornitura di bus elettrici, 35, l'Amat fino a oggi non ne ha potuto utilizzare nemmeno uno. Sono stati consegnati a luglio. Le intese prevedevano un deposito gratuito per 90 giorni. Trascorsi i quali «l'amministrazione si impegna a corrispondere al fornitore, per il ricovero e la custodia nei propri locali, un importo pari a 20 euro a veicolo per ogni ulteriore giorno di permanenza» in deposito. Facendo un rapido calcolo, significa che i 35 mezzi costano solo di parcheggio 700 euro al giorno. Fino a settembre non ci è costato nulla, per via della franchigia contrattuale, ma da ottobre il costo è di 21 mila euro al mese, fino a quando non verranno trasferiti nei depositi dell'Amat. La replica dell'azienda: non abbiamo le piattaforme di rifornimento, da noi potrebbero rovinarsi
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