Reparti senza medici, lunghe attese in barella, turni massacrati nei pronto soccorso siciliani. Un quadro allarmante secondo Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva alla Camera, che ha incontrato i giornalisti a Palermo per fare un bilancio dei suoi blitz negli ospedali dell’Isola. Dopo la protesta in accappatoio davanti a Palazzo d’Orleans per la gestione della crisi idrica, stavolta l’atto di accusa è rivolto contro la sanità siciliana che «il ministero della Salute dovrebbe commissariare, perché è allo sbando, nonostante lo straordinario impegno di medici, infermieri e di tutto il personale socio sanitario».
Venerdì anche il presidente della Regione, Renato Schifani era andato a Villa Sofia per rendersi conto delle carenze del reparto di ortopedia. «Siamo riusciti a farlo alzare dalla sua poltrona e a fargli visitare un ospedale a Palermo – attacca Faraone - Noi lo facciamo da tre anni e denunciamo che la sanità è andata in tilt, distrutta e rasa al suolo». Secondo i renziani, «non è sui medici e sugli infermieri che bisogna scaricare le responsabilità, ma su piazza Ottavio Ziino e su Palazzo d’Orleans».
Nessuna replica ufficiale dalla Regione. Fonti dell’assessorato parlano di «dichiarazioni fantasiose per tentare di attirare l’attenzione e che non meritano alcun commento».
Accanto a Faraone, Fabrizio Micari, già candidato del centrosinistra alla Presidenza della Regione nel 2017 ed ex Rettore dell’Università del capoluogo. Insieme prendono di mira «l’inaccettabile gestione delle nomine delle posizioni apicali nelle Aziende sanitarie ospedaliere, in cui l’unico parametro decisionale rimane l’appartenenza e la fedeltà politica mentre competenze e merito sono messi da parte». I due esponenti di Italia viva rivolgono sette domande a Schifani: «L’ufficio di programmazione della Regione è in grado di dire se e quando potrà dirsi concluso il Piano di rientro? Una situazione – spiega Faraone che dura da 18 anni, con la conseguenza che per la sanità privata accreditata la Regione, a differenza delle altre regioni, non può stanziare altre risorse, oltre a quelle dello Stato».
Seconda domanda riguarda le liste d’attesa: «La Sicilia e la Calabria non hanno trasmesso i dati all’Agenas: il presidente della Regione, in assenza di parametri, come farà a destituire i direttori delle aziende sanitarie e a ridurre le liste?», si chiede il parlamentare nazionale. C’è poi il nodo del personale insufficiente: «Quante assunzioni sono previste? A che punto è la proposta di rimodulazione della rete ospedaliera? Cosa sta facendo la Regione per evitare che i siciliani vadano al Nord o all’estero per curarsi?».
L’ex rettore Micari si chiede invece «a che punto è l’attuazione degli investimenti sulla sanità a valere sui fondi del Pnrr? La Sicilia sta rispettando le scadenze senza perdere risorse? Il cittadino ha diritto di sapere: La Regione può pubblicare sul sito lo stato di avanzamento, intervento per intervento?».
La settima domanda è sulla sanità privata: «Come si interverrà sulla questione relativa ai tariffari degli ambulatori accreditati? Ci troviamo in una gravissima situazione di stallo per le tariffe troppo basse previste nel decreto del ministero della Salute. Tante strutture sono a rischio e, di conseguenza, i servizi offerti ai cittadini».
«Chiediamo a Schifani risposte, perché regna un misto tra rassegnazione e assuefazione, salvo indignarsi e scandalizzarsi davanti al prossimo morto nei pronto soccorso», concludono.
Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.
Persone:
Caricamento commenti
Commenta la notizia