«In merito alla Legge di bilancio proposta dal Governo, emerge con forza la nostra profonda preoccupazione per l’insufficienza dei fondi stanziati a supporto del settore sanitario e delle politiche industriali, specialmente in aree come il Mezzogiorno. E non intervenendo attraverso la leva fiscale, non risponde alle esigenze reali del Paese e non è all’altezza delle sfide strutturali che devono essere affrontate per sostenere i lavoratori e rafforzare i servizi essenziali». Così il segretario nazionale Uil con delega al Mezzogiorno, Santo Biondo, oggi a Palermo per il Consiglio regionale dell’organizzazione sindacale.
La riunione è stata aperta dall’intervento di Luisella Lionti, segretaria generale della Uil Sicilia. Nel corso dei lavori è intervenuto il leader nazionale della Uil Pensionati, Carmelo Barbagallo.
Santo Biondo ha ancora affermato: «Per il settore sanitario, il Governo ha stanziato appena 1 miliardo e 300 milioni per il 2025, una cifra che, purtroppo, non basta né per garantire un piano straordinario di assunzioni, né per allineare i contratti all’inflazione attuale. Un altro punto critico della manovra riguarda l’assenza di una strategia di politiche industriali che possa sostenere lo sviluppo economico, specialmente nelle aree del Sud Italia. A peggiorare questa situazione, la Legge Calderoli prevede una frammentazione delle competenze fondamentali in ambito industriale e di relazioni internazionali, con il rischio di disperdere su base regionale settori strategici come commercio estero, energia, trasporti, contrattazione collettiva e sicurezza sul lavoro. Questa frammentazione ridurrà drasticamente il potere contrattuale dell’Italia a livello europeo, indebolendo la nostra capacità di attrarre investimenti strategici».
«Alla luce di queste problematiche – ha concluso il segretario nazionale – la Uil assieme alla Cgil sarà in piazza il prossimo 29 novembre per lo sciopero generale su base regionale. Vogliamo far sentire la voce dei territori e portare l’attenzione sulle conseguenze disastrose di una manovra di bilancio che, come le precedenti, non punta sul rilancio dell’economia e non tiene conto della necessità di una vera riforma fiscale redistributiva, in grado di migliorare le condizioni di vita delle fasce più deboli della società. Sullo sciopero del 29 novembre, Luisella Lionti ha fra l’altro dichiarato: «Contro una politica autoritaria e menefreghista, saremo in piazza Verdi a Palermo per dare voce ancora una volta a tutti quei siciliani onesti che continuano a chiedere il rispetto effettivo di fondamentali diritti come quello alla salute, all’istruzione, al recupero del potere d’acquisto di salari e pensioni. Che continuano a rivendicare lavoro stabile, sicuro, dignitoso mentre al contrario crescono precarietà e sfruttamento contro cui la Uil con il nostro leader nazionale, Pierpaolo Bombardieri, ha lanciato una grande campagna per dire no ai lavoratori fantasma».
Luisella Lionti ha aggiunto: «Bombardieri ha fatto di tutto per evitare lo sciopero, ma il Governo è sordo. Sappiamo benissimo che rinunciare a un giorno di lavoro è pesante economicamente per tutti, ma questa è l’unica arma che abbiamo».
La segretaria della Uil siciliana, quindi, ha sottolineato «il triste primato isolano delle migrazioni all’estero» e i pericoli di scelte economiche «che non contrastano, anzi, l’allarmante calo demografico evidenziato dall’ultimo rapporto Inps, né intervengono sulle diseguaglianze di genere che colpiscono soprattutto le donne-madri».
Infine, Luisella Lionti ha citato alcune vertenze-simbolo: «Ci opponiamo alla dismissione dello stabilimento Versalis da parte di Eni nel Ragusano e contestiamo l’assenza di progetti di riconversione, non una transizione a pezzi e al buio, per il polo petrolchimico di Priolo. Siamo accanto ai lavoratori Almaviva, in cassa integrazione a zero ore da inizio anno e con gli ammortizzatori sociali in scadenza il prossimo 31 dicembre. Denunciamo lo scandalo del precariato a vita dei forestali».
Quindi, la dedica della riunione di Consiglio generale Uil «ai siciliani che non solo a causa dei cambiamenti climatici ma anche per colpa di decenni di ignavia politica regionale stanno soffrendo una grave crisi idrica in primo luogo a Caltanissetta, Enna e Agrigento».
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