Ore e ore di votazioni e scontri in aula. Alla fine il governo ha ritirato la norma della riforma urbanistica che avrebbe rivoluzionato il settore edilizio. Con un voto contestatissimo l'Ars aveva praticamente approvato la riforma urbanistica con all'interno un articolo in base al quale i Comuni che avrebbero approvato i piani regolatori e i Pug (piani urbanistici) avrebbero potuto prevedere l'aumento delle cubature del 30% in aree pubbliche e private.
Per Antonello Cracolici, deputato del Pd, era «una norma scandalosa, peggiore di una sanatoria». E per il capogruppo del Pd, Michele Catanzaro, sarebbe stato un «regalo ai palazzinari». Anche i grillini, con Cristina Ciminnisi e Antonio De Luca hanno lavorato per bloccare la norma: «La riforma era nata per contenere il consumo di suolo e l'avanzata del cemento e si è trasformata in un regalo a chi vuole costruire». A favore della norma si è schierato il centrodestra. In particolare Giuseppe Carta, presidente della commissione Territorio, ha precisato che «l'aumento di cubatura è consentito solo ai Comuni che nei piani regolatori prevedono interventi di riqualificazione. È una premialità per chi riordina il proprio territorio».
La norma ha resistito a due votazioni segrete chieste da Pd e grillini. Segnale evidente della sensibilità che c'è all'Ars su questo tema. E di come potrebbe andare quando verrà votata l'altra norma in cantiere, quella che permette di sanare le case costruite sulle spiagge fra il 1976 e il 1983. Ma poi, di fronte alle polemiche, è stato lo stesso governo a fare marcia indietro. Per l'assessore al Territorio, Giusi Savarino, «la riforma era nata in altro modo e adesso sta prendendo una forma che ne mette a rischio la legittimità». Per questo è stata la stessa Savarino a suggerire all'aula il ritiro dell'articolo contestato. E così è andata. L'aumento delle cubature non ci sarà. Restano le polemiche e una intera giornata di votazioni terminata con una marcia indietro.
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