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Alla Regione un flop la transizione digitale: piano ritirato per evitare la bocciatura della Corte dei Conti

Sul piatto investimenti per 122 milioni fra il 2024 e il 2025 e altri 95,2 nei due anni successivi

«Ritirare il piano con la massima urgenza in via prudenziale»: con una nota di poche righe, partita dall’assessorato all’Economia, è scattata ieri l’emergenza che ha costretto il presidente Schifani a convocare una inedita riunione della giunta di lunedì. E in quella sede un programma di investimenti che vale 217 milioni è stato stracciato, o quasi, per evitare una inevitabile bocciatura da parte della Corte dei Conti. Si fermano così interventi con fondi europei e statali che avrebbero rivoluzionato in un triennio l’ordinaria amministrazione di Regione e Comuni digitalizzando la maggior parte dei procedimenti.

L’emergenza è scattata ieri ma i primi segnali erano arrivati in piena estate. Il 23 luglio la giunta aveva approvato il Piano triennale della transizione digitale. Che prevede appunto 122,4 milioni di investimenti fra il 2024 e il 2025 e altri 95,2 nei due anni successivi. Nel 2026, stando al piano qualsiasi cosa si sarebbe potuta fare con un click. Ma già ad agosto la Corte dei Conti, che ha il compito di controllare la copertura economica del piano e il rispetto delle regole per la sua redazione, ha posto dei rilievi. Per il magistrato istruttore, Giuseppe Di Prima, non ci sono i presupposti per la necessaria ratifica.

Le contestazioni sono state inviate alla Regione. L’assessorato all’Economia ha difeso il progetto cercando di dimostrarne la correttezza. Ma non ha convinto la Corte dei Conti, che anzi ha fissato udienza per stamattina. E a quel punto la bocciatura sarebbe potuta diventare definitiva.

Per questo motivo l’assessore all’Economia, Alessandro Dagnino, ieri ha messo per iscritto i propri timori al presidente: «Visti i tempi strettissimi ritengo di dover proporre prudentemente il ritiro del piano al fine di consentire un ancora più attento esame ed eventuali modifiche». E così è andata: la giunta ha fatto marcia indietro neutralizzando l’udienza della Corte dei Conti di stamani.

I magistrati contabili avevano contestato che il Piano per la transizione digitale era stato redatto senza consultare la Commissione di coordinamento dei sistemi informativi regionali che la stessa Regione aveva creato nel 2018 proprio per realizzare il primo piano di investimenti digitali.

Quello appena ritirato è infatti il terzo piano. Ce n’era stato uno nel 2018 e un altro nel 2021 ma i magistrati contabili non hanno avuto la necessaria relazione sui risultati dei primi due: e anche su questo hanno mosso i rilievi: «Non sono chiari lo stato di attuazione dei predetti interventi e le iniziative intraprese per evitare sovrapposizioni dei finanziamenti».

Anche se la contestazione principale riguarda ovviamente i progetti previsti nel nuovo piano, quello per il triennio 2024/2026: «È previsto - scrivono i magistrati contabili - che siano redatti i cronoprogrammi delle singole linee d’azione e degli obiettivi previsti. Ma questa informazioni non risultano fornite nel piano appena approvato dalla giunta mentre erano state correttamente inserite nelle due versioni precedenti».
Sono questi i rilievi che la Regione in due mesi non è riuscita a smontare. E da qui nasce la decisione di fermarsi e ripartire da capo.

Ma cosa era previsto nel piano insabbiatosi? La risposta è nelle 69 pagine che la giunta ha approvato a fine luglio. In primis la digitalizzazione di tutti i bandi e avvisi, che sarebbe costata 5 milioni. E poi ancora la digitalizzazione di tutti i procedimenti degli assessorati, che per 7,7 milioni avrebbe reso superfluo agli utenti andare negli uffici. Sarebbe nato anche un portale dei servii (2 milioni) e sarebbe stato potenziato il Data Center (8,8 milioni). Sarebbe nato il portale del turismo (2,2 milioni) e le piattaforme per la gestione di acqua e rifiuti (12 milioni). Sarebbe stata completata la rete che permette più veloci comunicazioni per rilevamento e il contrasto agli incendi (10 milioni). L’elenco dei progetti è lungo. E lunghi sono anche i tempi perché partano.

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