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Donne in giunta nei Comuni siciliani, all'Ars fragile accordo per il raddoppio

Secondo quanto anticipato dal presidente della Affari Istituzionali, Ignazio Abbate, tutti i partiti avrebbero concordato sull'opportunità di portare dal 20 al 40% la cosiddetta rappresentanza di genere, adeguando così la soglia siciliana a quella nazionale

Seduta Ars, Assemblea regionale siciliana, in una immagine di archivio. ANSA

Una fragile intesa in commissione all'Ars sulla norma che aumenta la presenza obbligatoria di donne in giunte.  Secondo quanto anticipato dal presidente della Affari Istituzionali, Ignazio Abbate, tutti i partiti avrebbero concordato sull'opportunità di portare dal 20 al 40% la cosiddetta rappresentanza di genere. Adeguando così la soglia siciliana a quella nazionale.

Tutto nasce da una degli articoli più controversi della riforma degli enti locali in discussione all'Ars. In particolare quello che prevede di portare al 20% l'obbligo di donne in giunta. Sembrerebbe un passo avanti nella rappresentanza di genere, invece è un compromesso al ribasso, visto che sul piano nazionale questa soglia è, appunto, al 40%. Per modificare la norma si è creato un fronte trasversale di deputate e consigliere comunali che ha dato vita anche a un appello con migliaia di firme.

E oggi pomeriggio Abbate ha aperto alle richieste delle donne: «Stamattina in commissione Affari istituzionali è emersa la disponibilità di tutti a recepire in Sicilia la norma nazionale sulla rappresentanza di genere, che prevede il 40% di donne nelle giunte comunali».

Il condizionale resta d'obbligo perché probabilmente su questa, come su molte altre norme della riforma, andrà in scena il voto segreto, che potrebbe ribaltare gli accordi presi in pubblico. In più va detto che in commissione non è stato votato un preciso emendamento che prevede la soglia del 40% invece di quella del 20%. Si è semplicemente svolta una discussione nella quale i presenti hanno manifestato questa intenzione. Ma di scritto ancora non c'è nulla.
E in ogni caso in commissione è emersa anche l'intenzione di allinearsi alla norma nazionale (cioè al 40%) ma rinviare l'entrata in vigore di quest'obbligo alla prossima consiliatura.

Ipotesi che cozza col fatto che l'altra norma di peso, quella che prevede la possibilità di aggiungere un assessore in tutte le giunte comunali, entrerebbe in vigore invece subito. Si vedrà. Intanto stamani il Pd, con una conferenza a Roma, è andato all'attacco per chiedere di portare la soglia al 40%: «È l'ennesima forzatura inaccettabile quella che porta avanti il centrodestra in Sicilia sulla rappresentanza delle donne nelle giunte comunali. Perché rispetto alla normativa nazionale, in Sicilia utilizzando strumentalmente la prerogativa dello Statuto, che prevede l'autonomia per l'ordinamento degli enti locali, il centrodestra vuole abbattere del 50% la rappresentanza di genere» ha detto il segretario regionale del Pd e deputato alla Camera Anthony Barbagallo.

«Il Pd ha proposto diversi emendamenti per recepire la quota nazionale e spero che all'Ars nessuno chieda il voto segreto ma che su un argomento del genere si proceda con voto palese – ha aggiunto Barbagallo -. In ogni caso, il testo arriverà in aula martedì e per quella data il Pd Sicilia ha organizzato una grande mobilitazione nelle piazze e nelle aule parlamentare denunciando questa grave situazione. In questo momento in Sicilia la situazione è - prosegue- ulteriormente grave per altri due aspetti: la mancanza della doppia preferenza di genere per le elezioni dell'assemblea regionale siciliana per cui abbiamo, già chiesto fin dalla scorsa legislatura il commissariamento dell'Ars e della Regione. Stessa cosa, ed è il colmo, avverrà il 15 dicembre per le elezioni provinciali dopo 10 anni di commissariamento: anche in questo caso non è prevista la doppia preferenza regionale per i consigli provinciali e metropolitani. Queste sono forzature inaccettabili in palese violazione delle norme costituzionali».

Ma per Abbate le critiche del Pd sono superate dagli accordi maturati in commissione: «Mi meraviglia la polemica sollevata dal Pd in conferenza stampa a Roma, evidentemente sono stati informati in modo sbagliato».

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