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Lotta al crack in Sicilia, pochi soldi: legge azzoppata all'inizio dell'esame all'Ars

Dovrebbe essere approvata entro il 24 settembre con il sostegno di tutti i partiti, ma non c’è ancora un'indicazione dei fondi disponibili. Si punta ad almeno cinque milioni, anche se ne servirebbero di più

Ora che il traguardo è in vista, sulla legge che istituirà in Sicilia un sistema di lotta alla diffusione del crack e assistenza a chi ne è già dipendente si addensano le nubi di uno scontro sulla copertura finanziaria. Il testo che approderà in aula all’Ars mercoledì prossimo per essere approvato entro il 24 non indica il budget e mentre l’opposizione annuncia una valanga di emendamenti per strappare fondi ad altre misure care al governo, Palazzo d’Orleans è al lavoro per assicurare un tesoretto che eviti alla norma di restare lettera morta. Alla fine sul piatto potrebbero arrivare 5 milioni.

Spinta dal pressing dell’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, e dagli appelli delle associazioni di volontariato che si muovono in quartieri travolti dalla spaccio, come Ballarò a Palermo (nella foto una manifestazione contro il crack organizzata proprio in quel quartiere dopo la morte di alcuni giovanissimi), la legge è stata finalmente calendarizzata all’Ars. C’è voluto quasi un anno.

Il testo è composto da 16 articoli che creano un sistema di prevenzione (attraverso attività nelle scuole e nei quartieri a rischio) e anche di assistenza per chi è già nel tunnel della droga. In particolare nasceranno delle unità mobili di medici e assistenti sociali create dalle Asp che interverranno in modo capillare sul territorio. In più verranno siglati accordi con i privati per nuove strutture di accoglienza. Questo è il fronte della lotta che riguarda i soggetti e aree più a rischio. Mentre per il resto verranno attivate convenzioni con enti del terzo settore che creeranno centri di assistenza per i tossicodipendenti in situazione meno grave. Altri pool di medici verranno destinati alle carceri.

Fin qui la legge, che gode di un sostegno unanime all’Ars. Il testo è stato firmato da rappresentanti di tutti i partiti. E tuttavia proprio ora che il traguardo è in vista si annuncia uno scontro in aula a colpi di emendamenti. Il Pd ha denunciato in aula il mancato finanziamento della legge: «Si è parlato di appena ottocentomila euro di budget - ha esordito ieri Valentina Chinnici - anche se poi fonti della maggioranza hanno detto che si può arrivare fino a 2,7 milioni sfruttando finanziamenti destinati alle scuole per le campagne di prevenzione. Ma secondo noi per assicurare efficacia alla legge servono almeno 10 milioni». E in questa direzione si muove il capogruppo del Pd all’Ars, Michele Catanzaro, che ha già preparato un emendamento di aumento della spesa. La Chinnici ha proposto ieri di attingere al tesoretto da 250 milioni che il governo, grazie a nuove entrate, sta già destinando alla manovra correttiva di fine anno.

La battaglia del Pd è stata condivisa da Ismaele La Vardera della lista civica Sud chiama nord: «Il milione di euro messo nel capitolo fa ridere e non serve. È bello sentire Schifani parlare con l'arcivescovo Lorefice e dirgli che lui ci tiene a questa legge ma poi non ci mette le risorse».

Il riferimento è al faccia a faccia che il presidente della Regione ha avuto con Lorefice proprio nei giorni scorsi dopo che l’arcivescovo aveva usato toni perentori per denunciare il ritardo della politica nel rispondere all’emergenza: «Il crack è la nuova peste - aveva detto Lorefice nei giorni del Festino di Palermo - A chi vogliamo lasciare la nostra città, i nostri quartieri, le nostre case, le nostre strade? A questa nuova peste che sta contagiando i nostri giovani. Ci invade sotto i nostri occhi». Lorefice non aveva omesso un riferimento agli interessi dei boss: «L’organizzazione mafiosa sta tentando di ritrovare nuove risorse attraverso il rinnovato impegno nel campo del traffico di stupefacenti».

Un anatema che Lorefice ha ripetuto più volte, in altre sedi, fino ai giorni scorsi. E Schifani non è rimasto indifferente. Il presidente della Regione ha messo sotto i riflettori questa norma, seppure si tratti di un testo di iniziativa parlamentare, anche perché per la sua attuazione è prevista l’azione di tre assessorati: Sanità, Famiglia e Istruzione.

Per questo Palazzo d’Orleans ha assicurato che le risorse per rendere efficace la legge verranno trovate: un budget definito non c’è ancora ma gli uffici del presidente lavorano perché possa attestarsi intorno ai 5 milioni. È questa la soglia ritenuta sufficiente a garantire i nuovi servizi ed evitare che il testo venga impugnato. Sulla legge che l’Ars varerà entro una decina di giorni ci sono infatti i riflettori di altre Regioni e prevedibilmente anche del governo nazionale, visto che non ha precedenti nel resto d’Italia.

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