Palermo

Giovedì 21 Novembre 2024

Palermo, test sui vigili con la pistola: è scontro in consiglio comunale

Lo scontro è duro, aspro, a tratti avvelenato. Quella che sembrava essere una formalità è diventata una specie di battaglia giocata in punta di diritto. Gli agenti della polizia municipale che detengono armi per ragioni di servizio devono sottoporsi alla visita psico-attidudinale una volta all'anno? Il regolamento comunale ancora in vigore prevedeva di sì. Ma la maggioranza intende togliere quella previsione dal nuovo regolamento in discussione in Consiglio, mentre le opposizioni gridano allo scandalo e sono per mantenere l'obbligo della visita. Il comandante, Angelo Colucciello, e il sindacato maggiormente rappresentativo all'interno del Corpo, stanno sulla posizione del centrodestra. Il parere di Colucciello - lungo e articolato, che il consigliere Ugo Forello ha definito «una lezioncina di diritto» - alla fine del ragionamento fissa il concetto che per la polizia municipale «non è prevista una idoneità psicofisica, né preventiva né periodica». Sostenendo, ad esempio, che agli agenti essendo dotati «di porto d’armi senza licenza non è applicabile la legge 87 dell’89 che fissa controlli per i possessori di porto d’armi per difesa personale». Peraltro, il ragioniere generale sulla base di questa esposizione ha espresso parere contabile contrario alla proposta in quanto le visite hanno un costo e il Comune non può affrontarne. Ma tutta questa spiegazione non basta al centrosinistra secondo cui in assenza di una disciplina statale, un Comune può disciplinare la materia con un regolamento. «Ma su questo - attacca Forello - il comandante non ha risposto. Non ci dice in sostanza se il Consiglio ha facoltà di prevedere questi controlli». Nel frattempo, però, si scopre che il regolamento del 2018 che espressamente stabiliva visite annuali non era stato mai applicato. Nessun agente, insomma, ha mai visto un medico. «E allora - conclude Forello - perché non si è rispettato un obbligo regolamentare?». Anche Carmelo Miceli, esponente della minoranza, favorevole ai controlli, è sulla stessa lunghezza d’onda: «La circolare ministeriale del 2018, firmata da Salvini, che stabilisce “non sono tenuti” è una forzatura. Ma quando si parla di Palermo e di quello che vi accade io dico che un controllo su chi detiene le armi sia doveroso». E ricorda - a sostegno della sua tesi - l’omicidio-suicidio di marito e moglie con l’arma di lei, vigile urbano. Ma il rimando a quella vicenda ha la evidente disapprovazione dell’assessore alla Polizia municipale, Dario Falzone. E anche Nicola Scaglione, vigile e dirigente dalla Csa-Cisal dice che «non si sopporta che si faccia riferimento a quel caso, perché non c’entra nulla. Si uccide coi coltelli di casa, a mani nude, gettandosi dai balconi. E dunque? Togliamo gli utensili da tutte le cucine. Ragionamenti sbagliati. Un’arma, semmai, ti dà responsabilità». Ma poi è il parapiglia. Il consigliere meloniano Giuseppe Milazzo polemizza con Miceli, poi s’infiamma l’aula e il presidente chiude la seduta.

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