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Nuovi assessori in Sicilia e sanatoria: all'Ars pronti i blitz del centrodestra

Sala d’Ercole riparte dal progetto di creare 390 poltrone. E si riparla delle Province. FdI spinge per eliminare i vincoli lungo le coste

La legge che aumenta gli assessori in tutte le giunte comunali sarà la prima a essere esaminata dall’Ars, già martedì prossimo. L’accelerazione voluta da Forza Italia ha portato al suo inserimento come unico punto all’ordine del giorno per la prima seduta del Parlamento dopo la pausa estiva. Mentre Fratelli d’Italia prepara a sua volta il blitz per portare in aula la sanatoria lungo le coste, che salverebbe 250 mila case.

Le dorate stanze di Palazzo dei Normanni sono ancora deserte ma dietro le quinte si prepara una stagione di grandi manovre. Ieri è stato ufficializzato che l’unico punto all’ordine del giorno martedì, quando il Parlamento riaprirà dopo 40 giorni di ferie, è la legge che crea 390 nuove poltrone da assessore (una in più in ogni Comune) e il consigliere supplente (il primo dei non eletti che subentra ai colleghi che entrano in giunta). In più prevede di raddoppiare, da 1 a 2, i vice presidenti del consiglio comunale.

Il testo è spinto da Forza Italia e gode già del sostegno della Lega e di Fratelli d’Italia: «Non ne abbiamo discusso ma la maggioranza di noi è favorevole» ha anticipato ieri il capogruppo dei meloniani Giorgio Assenza.

Favorevoli anche la Dc e con qualche distinguo Pd e grillini. L’opposizione, per bocca dei capigruppo Michele Catanzaro e Antonio De Luca, ha chiesto che l’aumento degli assessori avvenga «a invarianza di spesa»: in ogni Comune, quindi, gli attuali assessori dovrebbero ridursi lo stipendio per fare spazio a un nuovo collega. Stefano Pellegrino, capogruppo dei forzisti, apre a questa soluzione: «Si farà così. Non ci sono alibi adesso per l’opposizione». A Palermo si passerebbe da 11 a 12 assessori, a Catania da 10 a 11. In Comuni medio grandi come Gela, Bagheria e Marsala si passerebbe da 7 a 8. I piccoli centri che oggi hanno 4 assessori salirebbero a 5.

Dietro le quinte però sta maturando un altro compromesso. Pd e grillini proporranno un ritorno in commissione del testo perché venga integrato con una riforma più ampia degli enti locali. Questa prevede norme aggiuntive, come quella che allunga la durata del permesso dal lavoro a favore dei consiglieri comunali che hanno anche un altro impiego: oggi il permesso è limitato alle ore di riunione del consiglio, con le nuove norme varrebbe tutta la giornata. In più verrebbe innalzato il limite di voti necessario ad approvare la mozione di sfiducia al sindaco e verrebbe introdotto l’obbligo di avere almeno il 25% di donne in giunta.
La Dc, che è fra i big sponsor della legge, ieri ha mostrato di voler tendere una mano alle richieste dell’opposizione per evitare scivoloni in aula: «A mio avviso - ha detto Ignazio Abbate, presidente della commissione Affari Istituzionali - si potrebbe riportare il testo in commissione per coordinarlo con le altre norme. Si tratterebbe di rinviarne l’approvazione in aula di una settimana al massimo».

In realtà l’opposizione teme altri blitz a Sala d’Ercole. Formalmente il testo al voto martedì è una legge destinata al riassetto delle Province nella quale sono stati inseriti emendamenti che aumentano gli assessori nei Comuni. Il Pd teme quindi che il centrodestra sfrutti questo equivoco per tornare a riformare le Province, per le quali invece all’inizio dell’estate si è deciso di rinunciare all’elezione diretta e votare a dicembre con elezioni di secondo livello (quelle in cui sono chiamati alle urne solo sindaci e consiglieri del territorio). «Se il centrodestra prepara blitz per modificare queste norme, sappia che troverà un muro» ha detto ieri Catanzaro. Il Pd ha due timori: «Sappiamo che vorrebbero introdurre una norma che autorizza i liberi consorzi (le ex Province, ndr.) a scegliere come assessori anche chi non è consigliere comunale. Sarebbe pure questo un modo per moltiplicare le poltrone. E non vorremmo che tutte queste novità puntino a fare in modo che a Roma la legge sulle Province venga impugnata rendendo impossibile votare a dicembre».

Pellegrino assicura però «che martedì si voterà solo sulle norme che riguardano le giunte comunali. Delle Province per ora non si parla più». Anche perché Fratelli d’Italia è contraria a ritentare la strada dell’elezione diretta in questi enti.
Va detto però che Fratelli d’Italia tenterà un blitz su un’altra materia, la riapertura della sanatoria del 1985 lungo le coste. Proprio i meloniani hanno fatto approvare questa norma un anno fa in commissione all’interno della riforma dell’urbanistica che adesso è pronta per il voto d’aula. E il capogruppo Giorgio Assenza anticipa che «alla conferenza dei capigruppo, che prevedibilmente si terrà martedì, noi proporremo di portare in aula subito questa riforma insieme alla norma che salverebbe le case nei 150 metri dalla battigia. Secondo noi ci sono le condizioni perché venga approvata».

Il riferimento è alla maggioranza trasversale (e nascosta) che si è creata sulla sanatoria. Assenza prova anche a sfatare un tabù sulla sanatoria: «Non è vero che per votare questa norma bisogna prima attendere che la Consulta valuti i ricorsi pendenti nei tribunali su questa materia. Anzi, se noi approvassimo la legge prima, verrebbe meno la materia del contendere e la pronuncia della Consulta non sarebbe più necessaria».
In questo clima martedì riapre l’Ars.

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