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Finanziaria siciliana 2025, alla Regione lo spettro dei tagli

Dopo varie manovre ricche di spese extra l’assessore all’Economia torna a chiedere ai colleghi di ridurre le uscite. Il neo assessore Dagnino ricorda che un accordo con lo Stato impone di accantonare 70 milioni in più per i vecchi disavanzi

L'avvocato Alessandro Dagnino

Dopo mesi di vacche grasse, con manovre che hanno messo sul tavolo centinaia di milioni di nuove spese, alla Regione è tornata in documenti ufficiali la parola tagli. L’ha scritta il neo assessore all’Economia, Alessandro Dagnino, in una circolare inviata venerdì sera a tutti gli assessori per invitarli a preparare le loro proposte da inserire nella Finanziaria 2025 precisando che qualsiasi nuova spesa può essere inserita solo se prevede una copertura figlia di una corrispondente riduzione o di maggiori entrate.

Il calendario della Finanziaria

Le bollenti giornate di ferragosto stanno portando con sé le fondamenta della nuova Finanziaria, quella del 2025. E l’obiettivo del governo Schifani è approvarla per il secondo anno consecutivo entro il 31 dicembre, come prevede lo Statuto ma come non avveniva da 20 anni. Da qui la circolare con cui Dagnino ha invitato i colleghi assessori a fornire alla Ragioneria generale entro il 20 settembre le loro proposte. In modo che la manovra possa scritta e arrivare in giunta entro il 31 ottobre per poi iniziare il suo percorso parlamentare e arrivare al traguardo a fine dicembre. Nel frattempo giunta e Ars dovranno approvare anche l’assestamento di bilancio 2024 e il rendiconto del 2023, probabilmente a ottobre.

Le nuove spese certe

Questo il piano. Il cammino però inizia in salita. Perché all’Economia già sanno che quest’anno ci saranno di certo nuove spese a cui trovare copertura. E non sono voci di poco conto. La prima vale una cinquantina di milioni ed è l’aumento del budget da assegnare al settore del trasporto pubblico locale (i bus). Sono soldi che serviranno per aumentare le tariffe e rendere appetibili le gare per le concessioni che l’Ue ha obbligato la Regione a completare entro fine anno. Senza questo incremento del budget il rischio è che le gare vadano deserte e che il settore si paralizzi. Non a caso l’assessore ai Trasporti, Alessandro Aricò, ha avviato senza tanto clamore l’iter delle gare e ha finora rinviato i dettagli economici.

La seconda voce a cui urge dare copertura vale 70 milioni e corrisponde all’aumento dell’accantonamento al quale la Regione è obbligata per coprire il vecchio disavanzo. Sono soldi che si aggiungo a quelli stanziati stabilmente ormai da anni: il recente accordo con lo Stato ha sbloccato le assunzioni in cambio di un aumento di questo accantonamento per chiudere prima la copertura del disavanzo.

«Evitare nuove spese»

Il punto è che di aumenti di spese certe se ne prevedono altri, anche se non tutti di questo peso. Ed è per questo motivo che la circolare di Dagnino torna a chiedere rigore nella predisposizione della nuova manovra: «Potranno essere prese in considerazione nuove spese o variazione in aumento di quelle già previste solamente se viene contestualmente proposta una variazione compensativa (cioè un taglio corrispondente su altre voci, ndr)».
In un passaggio successivo l’assessore è ancora più perentorio: «Tutti i rami di amministrazione sono invitati a individuare misure dirette al contenimento delle spese e al reperimento di risorse aggiuntive, senza formulare proposte di nuove uscite non previste dalla legislazione vigente».

I nodi da sciogliere

Tra l’altro la circolare di Dagnino solleva di nuovo un allarme su un tema che da anni viene ritenuto critico dalla Corte dei Conti, quello dei contenziosi. L’assessore ha chiesto ai colleghi di fornire un monitoraggio dettagliato di tutti i ricorsi pendenti indicando anche una previsione sul possibile esito, in particolare sui rischi di vedere la Regione perdente. Il motivo è ovviamente quello di accantonare una cifra utile a pagare eventuali sentenze di condanna senza creare scossini alle casse. «Si deve constatare che negli esercizi scorsi sono emerse numerose criticità sui dati forniti dai dipartimenti».

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