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Siccità e dighe vuote in Sicilia, conto alla rovescia

A metà luglio sarà inutilizzabile il Fanaco, ai primi di ottobre l’Ancipa. Man mano a rischio anche gli altri invasi: in media portata dimezzata. Erogazione ridotta per allungare i tempi dell’esaurimento dei bacini

PALERMO / AGRIGENTO 27.10.1999 - (Ph. STUDIO CAMERA PA).L'INVASO DEL FANACO QUASI A SECCO.L'ANNO SCORSO L'ACQUA ARRIVAVA ALLA DIGA FINO ALLA LINEA VERDE.X GdS / NOTIZIARIO / REGIONALE

Ancora 26 giorni, ora più ora meno, dopodiché, game over: entro metà luglio, salvo miracoli dal cielo, ossia precipitazioni intense, il lago Fanaco nel Palermitano raggiungerà la sua data di “scadenza” risultando totalmente esaurito. È quanto emerge dal verbale sull’ultimo incontro dell’Osservatorio distrettuale permanente per gli utilizzi idrici del distretto Sicilia, convocato a fine maggio per fare il punto sui volumi d’acqua contenuti nelle dighe dell’Isola, sempre più a secco a causa dello stato di siccità severa, perdurante «sia per il comparto potabile sia per quello irriguo».

Tanto che, nonostante le piogge registrate il mese scorso, complice l’evaporazione accelerata dalle temperature al di sopra della media stagionale, il quadro degli invasi o è rimasto allo stesso livello fotografato durante il penultimo vertice o è addirittura peggiorato. Difatti, oltre che sul Fanaco, ridotto a un milione di metri cubi di risorsa - il 93% in meno al confronto con lo stesso periodo dell’anno scorso - la data di scadenza rimane impressa anche sull’Ancipa, riportando la data 6 ottobre, con buona pace per i comuni che fanno affidamento alla struttura dei Nebrodi, una delle maggiori risorse promiscue (a uso potabile e irriguo) per l’approvvigionamento della Sicilia centrale.

Certo, «l’applicazione delle misure di mitigazione già comunicate», oppure, si legge nel verbale, l’avvio di nuovi provvedimenti di riduzione dell’utilizzo d’acqua «farà sì che si possa guadagnare circa un mese di vita utile della risorsa presente, che si traduce con un tempo di esaurimento di fine agosto per il Fanaco e primi di novembre per l’Ancipa, ipotizzando anche l’utilizzo del volume morto». Ma l’agonia resta e il destino non cambia di molto. Anche per gli altri invasi, per i quali vale più o meno la stessa situazione delineata dall’Osservatorio a fine aprile e ampiamente rappresentata da Palazzo d’Orleans alla Protezione Civile nazionale, in allegato al Piano d’emergenza da 20 milioni di euro (per la prima tranche) già approvato da Roma, con i laghi Poma, Rosamarina, Scanzano e Piana, nel Palermitano, che potranno resistere fino a febbraio 2025, mentre la diga Leone è sostanzialmente esaurita.
Non se la passano molto meglio le altre strutture dell’Isola, che nel loro complesso, come già evidenziato da questo giornale, presentano ad oggi 289 milioni di metri cubi d’acqua, di cui solo 154 milioni realmente utilizzabili per evitare di estinguere la specie ittiche: si tratta della metà circa (il 45% di acqua in meno) rispetto all’altezza rilevata a giugno 2023, quando nelle dighe, al lordo dei volumi non attingibili, si contavano 520 milioni di metri cubi.

Un deficit pesantissimo, che per i bacini a uso promiscuo dovrebbe lasciare invariata la decisione presa a maggio dall’Autorità di bacino: convogliare la risorsa presente solo verso le case, per il potabile, ad eccezione, nell’Agrigentino, dell’Arancio – dove però incombe sempre lo spettro dell’alga rossa – e della diga Castello, che grazie all’adduttore della conduttura Gammauta-San Carlo, riattivato a maggio, potrà contare su un surplus di acqua utilizzabile per le irrigazioni di soccorso. Intanto, sulla Sicilia sta per abbattersi l’ennesima ondata di calore, con temperature massime che nell’entroterra, da oggi fino a sabato, potranno arrivare fino a 40 gradi.

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