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Le sfide interne ai partiti tra recordman e delusi: chi vince e chi spera in un ripescaggio per Bruxelles

La partita in Forza Italia va a Tamajo, ma Falcone sottolinea gli «aiuti esterni» che il compagno ha avuto da Cuffaro. Nel Pd exploit di Giuseppe Lupo con 49.500 voti. Fratoianni e Bonelli strappano un ottimo 6,1% che dovrebbe garantire un seggio: ci spera Leoluca Orlando con i suoi 18.500 consensi

Edy Tamajo e Renato Schifani

La partita interna a Forza Italia l’ha vinta Edy Tamajo. Ma Marco Falcone, giunto secondo nella lista siciliana, sottolinea gli «aiuti esterni» che il compagno di partito ha avuto da Cuffaro e probabilmente anche da Lombardo.
Caterina Chinnici finisce terza e può sperare in un ripescaggio se ai berlusconiani scatterà un secondo seggio e uno fra i due assessori che l’hanno preceduta rinuncerà al Parlamento Europeo.
È questo il risultato più politicamente rilevante delle Europee in Sicilia.
Tamajo rappresentava nella lista forzista l’ala di maggioranza che fa capo a Renato Schifani e Marcello Caruso: è arrivato a sfiorare le 120 mila preferenze nel collegio che mette insieme i voti di Sicilia e Sardegna.
Dietro di lui si è piazzato Falcone, assessore all’Economia e punta dell’ala meno vicina a Schifani e più in linea con i vertici nazionali. Non a caso nelle dichiarazioni a caldo Falcone ha ringraziato Tajani e ha sottolineato di essere «riuscito ad aggregare energie azzurre e progetti senza l’apporto di nessun altro partito o movimento “ospite” in FI. Si direbbe “solo contro tutti”».

La Chinnici si è fermata invece intorno a 92 mila voti, sfruttando proprio il traino garantitole da Falcone grazie alla multipreferenza.
In Fratelli d’Italia, Meloni a parte (scontata prima eletta anche nelle Isole) l’asse Giuseppe Milazzo-Ruggero Razza l’ha spuntata sui candidati delle altre correnti.
Il palermitano dovrebbe aver riconfermato il suo seggio a Bruxelles grazie a quasi 65 mila voti, l’ex assessore alla Sanità dovrebbe avere il secondo scranno dei meloniani grazie a 61 mila preferenze. Massimo Giammusso, candidato della corrente che fa capo a Salvo Pogliese si è fermato a 42 mila voti.
Nella Lega l’ha spuntata Raffaele Stancanelli, che aveva lasciato Fratelli d’Italia a pochi mesi dal voto proprio per tentare la rielezione. Forte anche della spinta dell’ex assessore all’Agricoltura, Luca Sammartino, che a sua volta con questo risultato conferma il feeling con gli elettori malgrado l’inchiesta giudiziaria che lo ha disarcionato e la leadership nel partito.
Stancanelli ha messo insieme così 44 mila voti. Superando, e di molto, Roberto Vannacci (35 mila) e l’altro assessore regionale Mimmo Turano (quasi 19 mila voti).
L’ex segretaria regionale, Annalisa Tardino, leader dell’ala ostile a Sammartino si è fermata a quasi 18 mila preferenze.
Risultato dal chiaro significato politico anche nella lista del Pd. Dietro la Schlein si è piazzato l’ex parlamentare regionale Giuseppe Lupo con 49.500 voti).
È su di lui che hanno scommesso i vari deputati regionali per portare all’esterno il dissenso verso la linea della segreteria regionale. Che spingeva invece per Antonio Nicita, solo quarto con 43 mila voti) e per Lidia Tilotta (sesta con 37 mila preferenze).
Terzo in lista è arrivato Pietro Bartolo, che con le sue 44 mila preferenze potrebbe sperare nella conferma dello scranno a Bruxelles se al Pd scattasse il secondo europarlamentare.
Fra i grillini era scontata la vittoria di Giuseppe Antoci, che ha conquistato 64.478. I 5 Stelle dovrebbero avere un solo seggio (ma come il Pd sperano con i resti in un secondo scranno) ma non andrebbe ai siciliani visto che Patrizio Cinque (terzo con 31 mila voti) è stato preceduto dalla sarda Cinzia Pilo (39.500).
A rovinare i piani di Pd e grillini nella corsa al secondo seggio è stata Alleanza Verdi Sinistra.
Il partito di Fratoianni e Bonelli in Sicilia ha strappato un ottimo 6,1 per cento che dovrebbe garantirgli un seggio a Bruxelles.
Solo che ai primi due posti in questa lista ci sono candidati presenti anche negli altri collegi: Ilaria Salsi che qui ha preso oltre 50 mila voti e Mimmo Lucano (25.760). Quindi Leoluca Orlando con i suoi 18.500 consensi potrebbe sperare anche da terzo classificato di essere ripescato.
Gli altri partiti, dai renziani ad Azione di Calenda passando per Libertà di Cateno De Luca, sono tutti sotto lo sbarramento del 4% e quindi non avranno seggi. Inutile la corsa dei loro candidati.

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