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San Giuseppe Jato, il Consiglio comunale taglia i fondi per l'ufficio stampa: protestano i giornalisti

La decisione è stata proposta dalla minoranza e approvata con il varo del bilancio di previsione, scatenando le contestazioni del sindacato e dell'Ordine professionale

Il Consiglio comunale di San Giuseppe Jato ha cancellato ottomila euro per le spese di consulenza del sindaco Giuseppe Siviglia, di Forza Italia, eliminando così anche i fondi previsti per garantire l’informazione e la comunicazione del Comune, attraverso la stipula di un contratto di collaborazione con un giornalista professionista. Contro la decisione, proposta dalla minoranza e approvata dal Consiglio con il varo del bilancio di previsione, protestano gli organismi rappresentativi dei giornalisti, sindacato e Ordine.

L’Associazione siciliana della stampa, con il segretario provinciale Gianluca Caltanissetta e il segretario regionale Giuseppe Rizzuto, teme che «questo provvedimento possa tradursi adesso nella rinuncia a una figura professionale prevista dalla legge 150/2000 e che ha il compito di assicurare il diritto all’informazione e la trasparenza amministrativa a tutti i cittadini. Si tratterebbe di una scelta incomprensibile e molto grave - proseguono - specialmente per un Comune come San Giuseppe Jato, sciolto per mafia appena tre anni fa e che dunque ha bisogno di assoluta trasparenza, che solo un’attività d’informazione costante può garantire».

Anche l’Ordine dei giornalisti di Sicilia, con una nota, stigmatizza la decisione: «Ancora una volta - si legge - a pagare sono i giornalisti, soprattutto quelli non tutelati da garanzie contrattuali. L’Ordine, come già fatto altre volte», critica questo tipo di decisioni, specie se adottate «da una pubblica amministrazione, ricordando che il mancato riconoscimento del lavoro giornalistico va anche in palese contrasto con quanto disposto dalla legge 150 del 2000. L’Ordine di Sicilia, inoltre, invita al rispetto della categoria e stigmatizza tutte quelle iniziative che vanno a sfociare nell’esercizio abusivo della professione giornalistica».

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