L’interruzione degli accordi Erasmus con le università israeliane: è la decisione comunicata dal Senato accademico dell’Ateneo di Palermo, riunitosi nella giornata di ieri.
Una decisione che, nello specifico, scaturisce a causa del «venir meno delle essenziali garanzie di sicurezza a cui gli eventuali soggetti coinvolti sarebbero esposti in questo particolare e delicato momento di crisi internazionale», spiegano in una nota. Per i collettivi studenteschi è un «passo avanti», per Anna Maria Bernini è «una scelta sbagliata».
Le iniziative proposte dal senato accademico di Palermo, anticipate in parte dai collettivi che però avevano parlato di un blocco totale delle collaborazioni di ricerca con Israele, riguardano il tema degli accordi con le università improntati esclusivamente alla «massima trasparenza» e alla possibilità di avviare lavori istruttori per «l’elaborazione di un regolamento ad hoc sul dual use», atteso per la fine della pausa estiva.
Ovvero, l’istituzione di una serie di meccanismi mirati a individuare e controllare ricerche che possono avere un utilizzo sia civile che militare.
Nonostante questo, il giudizio della ministra Bernini sembrerebbe non accennare a cambiare. «Le università non si schierano - ha detto questa mattina arrivando all’Università Politecnica delle Marche ad Ancona -, non entrano in guerra», bensì «sono costruttori di ponti, creatori di pace, sono delle grandi fabbriche di diplomazia scientifica».
Accanto a queste iniziative, nella riunione di ieri sono state annunciate anche misure in merito al sistema educativo palestinese «finalizzate a garantire il diritto allo studio attraverso l’istituzione di corridoi umanitari e borse di studio».
Al momento, gli unici atenei ad aver preso una posizione contro i bandi di collaborazione con Israele sono l’Università di Torino e la Normale di Pisa. Intanto, l’intifada studentesca continua a incitare al boicottaggio nelle principali città italiane: da Firenze a Roma, da Bari a Napoli.
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