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Confartigianato Sicilia incontra i candidati alle Europee: «Servono misure adeguate per i piccoli imprenditori»

La più rappresentativa organizzazione dell’artigianato e della micro e piccola impresa chiama a raccolta i candidati del collegio Isole

Opportunità e non più vincoli: dall’hotel Nh del Foro Italico a Palermo, Confartigianato lancia la sua sfida alla politica. A due settimane dal voto per le elezioni europee - italiani chiamati alle urne 8 e 9 giungo - la più rappresentativa organizzazione dell’artigianato e della micro e piccola impresa chiama a raccolta i candidati del collegio Isole.

Nel talk andato in scena e moderato dai giornalisti Carla Fernandez e Giacinto Pipitone, alla politica «viene chiesto di guardare i numeri - spiega Andrea Di Vincenzo, segretario di Confartigianato Sicilia - l’Europa è fatta di micro, piccole e medie imprese artigiane: rappresentano il 99% del totale, oltre 23 milioni di imprese in tutta Europa. E allora c’è bisogno di provvedimenti che siano mirati. Da questo rinnovo del parlamento ci aspettiamo moltissimo». Presenza massiccia, al netto dell’assenza dell’ultimo minuto dell’ex sindaco di Palermo Leoluca Orlando, già europarlamentare e oggi candidati con Verdi Sinistra.

Il talk scivola tra burocrazia e transizione ecologica, «politiche fiscali e di investimento - sottolinea Lidia Tilotta, in quota PD - ma bisogna agire anche su politiche che combattano lo spopolamento: avere i piccoli centri vuoti vuol dire togliere spazio alle imprese artigiane». Imprese artigiane sulle quali l’assessore regionale alle Attività produttive rivendica il lavoro svolto fino ad ora: «Abbiamo cercato di rafforzare il sistema di competitività delle nostre aziende - sottolinea - attraverso bandi e immissione di liquidità e ossigeno all’interno del nostro sistema produttivo. Abbiamo lavorato anche sul campo della internazionalizzazione, portano le nostre aziende fuori in tutto il mondo per creare legami importanti e duraturi sulla scena internazionale».

Micro, piccole e medie imprese che per Giuseppe Lupo, Pd, «sono il volano dello sviluppo, offrono occupazione di qualità e le dobbiamo sostenere anche grazie ai fondi del Pnrr che devono andare incontro alle esigenze delle imprese e dell’occupazione». Per Annalisa Tardino, Lega, «certe normative non sono confacenti alle nostre realtà, lo lamentiamo da anni - attacca - si impacchettano provvedimenti adatti solo alle grandi imprese del nord Europa e non alle nostre piccole aziende: ci vuole una legislazione con meno obblighi burocratici».

Legislazione che però non può non tenere conto della transizione ecologica che le piccole aziende dovranno affrontare, «con un sostegno per accompagnare le imprese ad una riconversione, anche industriale, giusta - sottolinea Antonino Randazzo del Movimento 5 stelle - anche per quel che concerne il settore dell’automotive». Sostegni e reddito invece mal visti da Fratelli d’Italia: «Contrastiamo la politica del reddito di cittadina - attacca Giuseppe Milazzo - che penalizza questa realtà. L’economia si fonda sui i piccoli imprenditori che scommettono e mettono in gioco il loro capitale. Non si crea lavoro con un semplice decreto». Azione si concentra su una burocrazia «eccessiva, che non aiuta chi è più piccolo - spiega Sonia Alfano - ed è colpevole dei ritardi nei pagamenti alle aziende. E i regolamenti bancari rischiano si strozzare chi è più piccolo». Antonio Parrinello, di Libertà-Cateno De Luca, avverte sulla direzione che si sta prendendo, in primis l’avvento dell’intelligenza artificiale, e «le piccole medie imprese con la loro flessibilità possono giocare un ruolo fondamentale».

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