Una seduta straordinaria della commissione Antimafia all’Ars in piazza, aperta alla cittadinanza, per rilanciare un impegno corale: è il senso dell’incontro organizzato a Capaci, dal presidente Antonello Cracolici, 32 anni dopo la strage nella quale furono uccisi Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani.
«Il 23 maggio 1992 - ha detto Cracolici - subito dopo la strage di mafia è partito da qui un movimento di reazione civile contro la mafia che si è esteso poi a tutta l’Italia. Oggi non vogliamo celebrare solo un ricordo ma costruire una memoria attiva con i Comuni, avamposto di legalità, qui presenti con i sindaci della città metropolitana di Palermo. Con la commissione stiamo cercando di costruire un argine al tentativo di condizionamento delle mafie, che sono ancora potenti nei traffici illeciti e si infiltrano nel sistema economico e istituzionale. La battaglia è isolare i boss nelle nostre comunità e combatterli sul piano reputazionale, togliendo loro il consenso di cui hanno goduto finora».
Alla seduta straordinaria hanno partecipato anche le presidenti della commissione Antimafia del Consiglio regionale della Campania e della Lombardia, il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza, il sindaco di Palermo Roberto Lagalla e i sindaci dei comuni della città metropolitana di Palermo e tanti cittadini comuni.
«Era molto importante essere qui per essere compatti in una battaglia che ci unisce da Nord a Sud», ha detto Paola Pollini, presidente della commissione Antimafia del Consiglio regionale della Lombardia. «La Campania è presente - ha detto la presidente Carmela Rescigno - per testimoniare l’impegno di una commissione che mette in campo strategie creando giuste sinergie istituzionali».
«Credo sia la prima volta - ha detto il sindaco di Capaci, Pietro Puccio - che una commissione parlamentare vada in una piazza a parlare con i cittadini e a confrontarsi. Il 23 maggio 1992 è stato uno spartiacque: subito dopo la strage tutti abbiamo preso coscienza che la mafia è il cappio al collo per lo sviluppo della Sicilia».
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