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Palermo, l'appello del sindaco Lagalla alla Regione: «I coniugi dei lavoratori morti a Casteldaccia siano assunti negli enti locali»

Il presidente della commissione Attività produttive dell'Ars Gaspare Vitrano ha chiesto, dopo un articolo del Giornale di Sicilia, di estendere la legge già in vigore per i familiari delle vittime di mafia

Assumere i familiari dei lavoratori morti nell'incidente sul lavoro di Casteldaccia. Dopo il disegno di legge depositato all'Ars dal deputato Gaspare Vitrano (Forza Italia), arriva l'appello alla Regione di Roberto Lagalla, sindaco di Palermo e della Città metropolitana: «È dovere delle istituzioni adesso - ha detto Lagalla - impegnarsi per mostrare solidarietà concreta alle famiglie delle vittime. Per questa ragione, confido nella sensibilità del presidente della Regione Schifani e dei deputati dell'Assemblea regionale siciliana affinché si possa trovare un percorso normativo che possa portare all'assunzione in enti locali, in assenza di attività lavorativa autonoma, dei coniugi dei lavoratori deceduti. In quest'ottica, il Comune di Palermo è pronto a fornire la propria collaborazione».

Le parole di Lagalla si ricollegano alla proposta, lanciata dal Giornale di Sicilia nei giorni scorsi e ripresa ieri martedì 14 maggio, dal presidente della commissione Attività produttive dell'Ars Gaspare Vitrano che ha presentato un ddl per applicare ai familiari degli operai morti a Casteldaccia le norme già in vigore per i familiari delle vittime innocenti di mafia. Il ddl, che si compone di un unico articolo, prevede di estendere i benefici già previsti dalla legge del 1999, richiamati anche quest'anno a tutela delle donne vittime di violenza e dei loro figli.

In particolare, si prevede che «la Regione, gli enti locali, le aziende sanitarie locali e gli enti o gli istituti dagli stessi vigilati sono tenuti, a richiesta, ad assumere nei propri ruoli, anche in soprannumero, per chiamata diretta e personale e con qualifica corrispondente al titolo di studio posseduto, in assenza di attività lavorativa autonoma o di rapporto di lavoro dipendente, il coniuge superstite, la vittima sopravvissuta, i genitori, il convivente more uxorio e gli orfani delle vittime».

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