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Il monito di Schifani al congresso dei magistrati: «Bisogna superare i pregiudizi per essere imparziali»

L’intervento del presidente della Regione Siciliana al Teatro Massimo di Palermo: «Importante è anche come si appare, per legittimare presso la pubblica opinione l’esercizio della giurisdizione come funzione sovrana»

«L’imparzialità del magistrato, e quindi non solo quella del giudice, non è soltanto un principio, che diviene dovere puntuale inerente la singola posizione istituzionale - ha detto il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, nel suo intervento al congresso dell’Anm, in corso a Palermo -, ma è soprattutto un imprescindibile valore etico. Valore immanente per la figura del magistrato nell’esercizio della giurisdizione che si estende alla proiezione esterna, all’immagine di imparzialità, la cosiddetta neutralità dell’apparenza, che è garanzia di imparzialità per chi è giudicato e che si intreccia con l’esercizio di diritti e libertà fondamentali».

Secondo Schifani, «questo richiede ad ogni magistrato di impegnarsi a superare i pregiudizi culturali che lo possono condizionare e ad assicurare e garantire la sua immagine di imparzialità. L’essere imparziale va così declinato in relazione al concreto processo, mentre l’apparire imparziale costituisce, piuttosto, un valore immanente alla posizione istituzionale del magistrato, indispensabile per legittimare, presso la pubblica opinione, l’esercizio della giurisdizione come funzione sovrana: l’essere magistrato implica, sotto tale profilo ed in termini sostanziali, una immagine pubblica di imparzialità».

Schifani ha anche lanciato un monito a chi amministra «Ma l’imparzialità, lo dico da amministratore pubblico ben conscio di quante contraddizioni vi siano nelle amministrazioni pubbliche, è requisito che deve connotare, in via generale, anche l’azione amministrativa, deve non solo ispirarne le iniziative, ma scandirne la quotidiana attività, pena l’ingiustizia e l’illegittimità delle decisioni», ha detto il presidente della Regione.

«Nell’imparzialità amministrazione e giurisdizione - ha affermato - trovano quindi un profilo di convergenza, un comune denominatore. Poteri distinti, ma che debbono rispettare il condiviso canone costituzionale per l’esercizio del potere a servizio dei cittadini rendendo giustizia a ciascuno. L’imparzialità, pur nella rapidità dei mutamenti sociali e tecnologici che, sempre più spesso, sopravanzano la capacità regolatoria del legislatore, è conclusivamente un comune obiettivo di amministratori e giudici, sfida quotidiana per garantire le nostre Istituzioni e che interpella ciascuno di noi ed i corpi ai quali apparteniamo. Ma è il suo pieno e concreto rispetto, pur nella diversità delle nostre funzioni e ruoli, che dà senso all’impegno umano e professionale di ciascuno di noi, all’onestà intellettuale che deve accompagnare in nostro lavoro, costituendo il fondamento ed il sostrato del diritto di oggi e di quello che le riforme potranno delineare».

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