L'Amap su Casteldaccia: il lavoro doveva essere svolto in superficie, occorreva portare al livello i tombini e poi spurgarli
Uno dei cinque morti nella strage del lavoro a Casteldaccia non faceva parte della Quadrifoglio Group. Giuseppe La Barbara era in capo all’Amap, che lo aveva preso da un’agenzia interinale. Tecnicamente era un «accertatore». Cioè doveva verificare se fossero a posto transenne, segnaletica, segnali stradali ed evitare - ironia della sorte - incidenti. Quindi lui era proprio quello che, in questa storia, era fuori dal mazzo, quello che non c’entrava con l’intervento di spurgo che si doveva effettuare. Dall’azienda che gestisce il servizio a Palermo e in 46 paesi della provincia, l’Amap, fanno sapere che le regole di ingaggio erano chiare. Bisognava effettuare lavori di superficie. Portare al livello i tombini sommersi dall’asfalto e successivamente spurgarli. Il camion con l’aspiratore era lì. Su una fiancata, in bella vista una grande tabella indica l’equipaggiamento necessario in quelle condizioni: guanti, casco, maschere, tuta. Niente di tutto questo aveva la squadra in azione a Casteldaccia. Probabilmente proprio perché non era previsto di lavorare in ambienti pericolosi. E dunque è chiaro che diventerà fondamentale comprendere se c’è stata un’imprudenza di qualcuno che ha voluto effettuare un intervento non richiesto e senza autorizzazione, o se aveva la «copertura» di qualche superiore gerarchico che ha dato il via libera. Questione non di secondo piano perché investe profili di responsabilità differenti. Ieri, intanto, il Consiglio comunale di Palermo si è aperto con un minuto di silenzio per le vittime. Ma anche con la preoccupazione per il fatto che la tragedia abbia una stretta relazione con una società legata al Comune essendone il socio prevalente. Le opposizioni, infatti, chiedono uno sguardo più attendo sulle procedure che vengono adottate dalla società di gestione del servizio idrico. E chiedono al sindaco, Roberto Lagalla, di intervenire sull'amministratore dell’Amap, Alessandro Di Martino. «L’amministrazione si deve fare carico della relazione tra l’Amap e le committenze - afferma Mariangela Di Gangi di Progetto Palermo -, vorremmo capire quali sono gli obblighi che assumono le aziende. L’amministratore Alessandro Di Martino, in una pubblica dichiarazione, aveva detto che c'era un affidamento a Quadrifoglio Group. Oggi apprendiamo che l’affidamento era stato fatto ad un’altra azienda che aveva subappaltato alla Quadrifoglio. Se l’amministratore non sa se un lavoro è stato appaltato o subappaltato è molto grave». Sempre dalle opposizioni, Ugo Forello del gruppo Oso si è rivolto a Brigida Alaimo, assessore che ha l’incarico del controllo delle Partecipate, presente a Sala Martorana. «Se quello che ha detto la Di Gangi è vero - ha detto Forello -, la invito a rimuovere l'amministratore di Amap perché le sue dichiarazioni appaiono non veritiere, non sappiamo se per ignoranza o incapacità. Ricordo che, in questi appalti, l’Amap ha la responsabilità sia della direzione dei lavori che della sicurezza».