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Palermo e l'incubo rifiuti: la Rap aspetta i soldi e i cassonetti bruciano

Dopo l’aumento della Tari, il Consiglio comunale deve approvare il contratto di servizio. La partecipata è allo stremo, le toccano 115 milioni. In alcune zone della città monta la rabbia

Cassonetti dati alle fiamme in via Gustavo Roccella, a Palermo (foto Fucarini)

A Palermo, archiviata la pratica del Pef Tari, il piano economico finanziario che contiene tutte le voci di spesa per la gestione del sistema rifiuti, da cui poi si ricava la tariffa da applicare ai cittadini, ora si passa alla fase operativa, quella cioè che deve ridefinire le competenze della Rap attribuendole anche il corrispettivo annuale. Nel frattempo bruciano i cassonetti in alcune zone della città e vengono fuori altre notizie di tegole più o meno grosse che finiscono in capo alla partecipata, come alcune sanzioni da circa 500 mila euro che le sono state applicate dall’agenzia delle Dogane e dei Monopoli, per un utilizzo improprio del sistema di compensazione delle accise sul carburante (vedere gli altri articoli di questa pagina).

Il corrispettivo, in realtà, è stato già individuato, fissato, asseverato dalla Srr per un totale di 115,4 milioni di euro (nel 2023 il corrispettivo era di 103 milioni) al netto dell’Iva calcolata al 10 per cento. Ora, però, vanno rielaborate le competenze dell’azienda. Cioè cosa deve fare in cambio dei 115 milioni che riceve.

Ieri mattina, per esempio, Roberto Lagalla ha tenuto una riunione con gli assessori competenti e gli uffici che si occupano della questione del contratti di servizio. In particolare quelli della Rap e della Reset. Questo perché le due aziende, in sostanza, hanno punti di contatto in alcune attività che si occupano di pulizia del territorio. Il sindaco chiede, in sostanza, l’eliminazione di zone d’ombra, il taglio di eventuali sovrapposizioni e la chiarezza su chi debba fare cosa. In passato è capitato - tanto per fare un esempio - che di fronte al problema del diserbo si siano avuti problemi di competenza, della serie «non tocca a me».

«E noi non vogliamo più equivoci su queste materie - racconta Pietro Alongi, assessore all’Ambiente -. Stiamo lavorando di cesello proprio per pervenire a un contratto esaustivo, completo e senza zone d’ombra per il bene della città». Ad esempio, il diserbo non sarà all’interno del contratto di servizio Rap, ma a pieno titolo entrerà in quello della Reset. E così via per disciplinare meglio la gestione e la tenuta di aiuole, marciapiedi, strade, piazze.

Insomma, si sta completando il lavoro e bisogna farlo in fretta. Anche perché la legge offre solamente trenta giorni di tempo, dall’approvazione del Pef -Tari, per «chiudere» sul contratto di servizio. Anche in questo caso la palla passerà al Consiglio comunale. «Ancora non ci è stato consegnato nulla - racconta il presidente dell’assemblea, Giulio Tantillo -. Quando avremo le carte depositate e saremo in grado di offrire ai consiglieri la documentazione nella sua completezza, faremo la nostra parte, come sempre l’assemblea ha fatto durante gli appuntamenti cruciali. Del resto - conclude - se n’è avuta prova il 30 aprile, quando abbiamo fatto notte per approvare il Pef nonostante ci fosse la proroga di 60 giorni. La città e la Rap non potevano attendere oltre».

Intanto, sulla gestione in deroga di Bellolampo, si registra una interrogazione del Movimento 5 Stelle. Secondo i grillini al Comune, il sindaco attraverso lo strumento delle ordinanze «contingibili e urgenti» sta facendo «ricorso a speciali forme di gestione dei rifiuti» per «situazioni di eccezionale e urgente necessità» oltre i limiti di legge. La normativa, infatti, prevede che si possa gestire in maniera emergenziale il sistema di collocamento dei rifiuti solamente per 18 mesi. E secondo i 5 stelle quel limite è stato abbondantemente superato. Nel caso specifico si è autorizzato (tra le altre cose), in attesa della riparazione del Tmb, l’ingresso dell’indifferenziato da lavorarsi nell’impianto mobile di tritovagliatura.

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