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C’è la chiazza rossa che ricorda l’omicidio: ecco dopo il restauro il casolare in cui fu ucciso Impastato - VIDEO

Taglio del nastro a Cinisi, dove nel punto esatto del delitto ora c'è una lastra trasparente. La casupola è ora patrimonio della Regione

Dove fu trovata la pietra sporca del sangue di Peppino Impastato ora c’è una lastra trasparente con una chiazza rossa sotto che ricorda il sacrificio del giovane giornalista radiofonico e militante di Democrazia Proletaria assassinato dalla mafia a Cinisi, in provincia di Palermo, per le sue coraggiose battaglie per la legalità. Per il resto, il casolare in cui avvenne il delitto, oggi restaurato, è esattamente com’era il 9 maggio di 46 anni fa, quando i sicari di don Tano Badalamenti, «Tano seduto» lo chiamava Peppino, sfottendolo, tramortirono l’attivista dopo averlo rapito. Il corpo fu poi portato lungo i binari della ferrovia e fatto saltare in aria, un tentativo di depistaggio per coprire i veri assassini e fingere che la vittima fosse morta mentre tentava di compiere un attentato terroristico.

La casupola in pietra, per anni abbandonata, è stata acquisita al patrimonio della Regione. Oggi il taglio del nastro dopo gli interventi di ristrutturazione eseguiti dalla Sovrintendenza dei Beni Culturali, alla presenza del Governatore della Sicilia Renato Schifani. L’associazione Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato, capofila di una serie di realtà legate alla memoria del giovane di Dp, ne hanno chiesto l’assegnazione in comodato d’uso. Sarà la Regione - la Sovrintendenza ha già detto sì - a deciderne le sorti.

Alla cerimonia di inaugurazione hanno partecipato - oltre al presidente Renato Schifani - il fratello di Impastato, Giovanni, il commissario straordinario del Comune di Cinisi Angelo Sajeva, la Sovrintendente ai Beni Culturali Selima Giuliano, il questore di Palermo Vito Calvino, il prefetto di Palermo Massimo Mariani, il presidente della commissione regionale antimafia Antonello Cracolici.

«Il restauro è linea con il nostro impegno contro la mafia. Noi siamo contro la criminalità organizzata senza se e senza ma», ha detto il presidente della Regione Renato Schifani. «Dopo le stragi del ‘92 - ha aggiunto - la popolazione ha reagito e da Palermo è partito un movimento civile di riscatto contro Cosa nostra. La Sicilia ha pagato un prezzo altissimo ma dal sangue delle vittime è nata una rivoluzione culturale che ha coinvolto tutta la società».

Il casolare è stato frutto di un attento restauro conservativo. «Abbiamo cercato di rispettare lo stato originario dei luoghi», ha detto Giuliano. La cerimonia, che si è svolta nel giorno in cui la Cgil teneva a Palermo l’assemblea nazionale contro la mafia, ha visto anche la partecipazione di una scolaresca.

 

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