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Schifani: «Sammartino leale e trasparente». La Lega: «Fatti vecchi, ma l'inchiesta arriva ora, a un mese dal voto»

Il presidente della Regione Siciliana ha assunto l'interim delle delle deleghe dimesse dall'esponente politico indagato a Catania

Il presidente Schifani con il vice Sammartino

Se Schifani parla di un vicepresidente «leale e trasparente», i compagni di partito contestano il fatto che la sospensione dell’asssessore regionale Sammartino arrivi a un mese dalle elezioni europee. Numerose le prese di posizione giunte dal centrodestra.

Schifani

Il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, come si legge in una nota, «nel ribadire piena fiducia nei confronti della magistratura, confida pienamente nella possibilità che l’onorevole Sammartino possa dimostrare la propria totale estraneità ai fatti che gli vengono addebitati» e ricorda come «lo stesso abbia ricoperto il suo doppio ruolo istituzionale con decoro, lealtà e trasparenza».

La Presidenza della Regione comunica ufficialmente ciò che lo stesso Sammartino aveva reso noto con un suo comunicato, ovvero che ha rassegnato oggi le proprie dimissioni dalle cariche di assessore all’Agricoltura, sviluppo rurale e pesca mediterranea e di vicepresidente del governo regionale. Le funzioni ad interim dell’assessorato sono state assunte proprio da Schifani, il quale con successivo decreto provvederà alla nomina del nuovo vicepresidente della giunta.

Durigon

Per il sottosegretario Claudio Durigon, che è commissario della Lega in Sicilia, «è sconcertante che, per quanto le indagini siano state condotte tra il 2018 e il 2021, i provvedimenti siano scattati solo oggi a poco più di un mese dalle Europee». Il capo del partito in Sicilia è sicuro dell’innocenza dell’esponente catanese della Lega. «Siamo garantisti, esattamente come lo siamo stati per Bari o Torino», sottolinea. «Siamo certi che Sammartino saprà dimostrare la propria innocenza», conclude.

Germanà

Sui tempi dell’inchiesta si sofferma anche il senatore leghista Ninò Germana. «Ferma restando la fiducia incondizionata nell’operato dei magistrati - dichiara l’esponente messinese candidato alle Europee e destinato a prendere le redini del partito in Sicilia dopo le elezioni -, non posso non registrare una grave intempestività dei provvedimenti che sono correlati a presunti fatti ipotizzati da indagini condotte tra il 2018 e il 2020, ma che vengono emessi dopo oltre tre anni e a pochi giorni dalla scadenza del termine della presentazione delle liste». Germanà è alleato di Sammartino all’interno della Lega. «Conoscendo e frequentando da anni Luca - continua -, sono sicuro che saprà dimostrare quanto prima la propria estraneità a quanto gli viene contestato e, pur avendo apprezzato la sua generosità nell’aver rimesso nelle mani del presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, ogni delega ricevuta, sono certo che, nel rispetto della legge, che correttamente esclude le cariche elettive dalla misura della sospensione dai pubblici uffici, Luca continuerà la propria attività politica di deputato regionale con l’amore e la passione per la Sicilia e per i siciliani».

Crippa

Sulla stessa falsariga l’intervento del vicesegretario della Lega, Andrea Crippa: «Tra il 2015 e il 2018 Sammartino non era con la Lega. Le indagini sono state chiuse nel 2021 ma solo oggi arrivano i provvedimenti, guarda caso a un mese dalle Europee, mi chiedo perché...». E poi: «Siamo garantisti, abbiamo sempre il beneficio del dubbio», aggiunge, parlando con i giornalisti in Transatlantico alla Camera.

I deputati all'Ars

Anche i deputati del gruppo della Lega all’Assemblea regionale siciliana Marianna Caronia, Giuseppe Laccoto, Vincenzo Figuccia, Salvatore Geraci e Mimmo Turano, hanno diffuso una nota: «Siamo e rimaniamo garantisti - scrivono - e siamo certi che il collega Luca Sammartino, di cui conosciamo il senso delle istituzioni e la sua abnegazione nel servire la Sicilia, dimostrerà la sua estraneità ai fatti che gli vengono contestati». Nessun riferimento ai tempi dell’inchiesta.

Cantarella

Un atto d’accusa arriva invece da Fabio Cantarella, fondatore della Lega in Sicilia, oggi in rotta con il leader Durigon. «Preferiti i tanti voti facili degli ultimi arrivati ai pochi ma genuini degli storici e coerenti militanti», dichiara Cantarella. «Da tempo - aggiunge - denuncio pubblicamente quanto sta accadendo nella Lega in Sicilia e per tutta risposta sono stato isolato e addirittura l’attuale commissario del partito regionale, il sottosegretario Claudio Durigon, ha proposto la mia espulsione dal partito, votata anche dall’onorevole Stefano Candiani, che la Sicilia dovrebbe conoscerla molto bene».

«Sono stato costretto a lanciare l’allarme sulla stampa - dice ancora Cantarella - dopo che, violando le norme dello Statuto, mi hanno escluso da ogni riunione nonostante io, da fondatore della Lega in Sicilia, per Statuto sia membro dell’assemblea e del direttivo regionale. Durigon ha ereditato gli errori commessi da Matteo Salvini, a sua volta mal consigliato dall’onorevole Anastasio Carrà. Avevo messo in guardia Salvini - prosegue Cantarella - anche con numerosi e puntuali messaggi e mi è caduto dal cuore e dalla mente quando per chiudere il discorso mi ha risposto testualmente “più processi ha e più mi sta simpatico"».

«Quello che ho subito io solo per aver chiesto attenzione sui temi della legalità e della trasparenza - osserva Cantarella - non lo auguro a nessuno. Merita qualificata verifica anche quanto è accaduto in occasione della composizione dell’ultima giunta a Catania. Il segretario federale Matteo Salvini e l'allora commissario regionale Annalisa Tardino entrarono in municipio nella stanza del sindaco Enrico Trantino e indicarono il mio nome quale secondo assessore della Lega. Da quel momento iniziarono delle pressioni inaccettabili da parte di Luca Sammartino che ha preteso e ottenuto che il mio nome venisse escluso».

«Ho il diritto di sapere - conclude Cantarella - cosa accadde, che tipo di pressioni ci furono per costringere un leader come Salvini a rimangiarsi il suo libero convincimento».

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