L’Ars cancella una delle norme della Finanziaria che avevano rivoluzionato la formazione professionale, togliendo l’obbligo a carico degli enti di moltiplicare le assunzioni. Ma il voto di ieri è lontanissimo dal riportare serenità in un settore in cui è in corso una guerra fra enti grandi e piccoli. Sono tensioni che stanno anche L’Ars cancella una delle norme della Finanziaria che avevano rivoluzionato la formazione professionale, togliendo l’obbligo a carico degli enti di moltiplicare le assunzioni. Ma il voto di ieri è lontanissimo dal riportare serenità in un settore in cui è in corso una guerra fra enti grandi e piccoli. Sono tensioni che stanno anche provocando un nuovo scontro fra il presidente Schifani e l’assessore Mimmo Turano.
A metà gennaio, con due emendamenti volanti approvati nella notte che ha portato al varo della Finanziaria, era stato introdotto l’obbligo a carico degli enti di assumere a tempo indeterminato in ogni sede (anche quelle periferiche) 4 fra dirigenti e amministrativi. In più è stato tolto il tetto ai finanziamenti che ogni ente poteva conquistare sui bandi che assegnano fondi regionali. È stata cancellata, in questo caso, una norma che tutelava le piccole strutture garantendo loro un budget annuale.
La somma delle due norme, a detta dei sindacati e della stessa maggioranza degli enti, avrebbe favorito le grosse sigle. Le uniche in grado di far fronte all’aumento dei costi per il personale.
Ieri, su proposta di Turano, l’Ars ha cancellato l’obbligo di assumere. «Abbiamo rimediato all'errore consumato nella notte dell'8 gennaio. Con l'abrogazione del comma 2 dell'articolo 70 della Finanziaria si rimuove un macigno per gli enti, non più costretti ad assunzioni inutili e impossibili» ha detto Turano.
Ma il voto di ieri ha mantenuto in vita la norma che elimina i tetti ai finanziamenti, di fatto liberalizzando la corsa ai fondi pubblici. Da qui la reazione irritata di Cgil, Cisl e Uil che avrebbero fatto l’esatto opposto: la reintroduzione dei tetti e una modifica delle norme sulle assunzioni che, limitata solo ad alcuni corsi, permettesse comunque di superare il precariato storico del settore. Per Michele Vivaldi (Flc Cgil), Honorè Federico (Cisl Scuola) e Ninni Panzica (Uil Scuola) «serve una riflessione su un settore che a fronte di ingenti finanziamenti vede un’altissima percentuale di personale contrattualizzato a tempo parziale. Inoltre riteniamo inconcepibile e scandaloso che alcune realtà datoriali con poche decine di lavoratori gestiscano milioni. Auspichiamo che l’assessore Turano avvii un percorso di confronto sulla formazione professionale».
E pure Gabriele Albergoni, leader dell’associazione di enti Cenfop, ritiene insufficiente il voto di ieri: «L’Ars ha a malapena risolto un problema ma resta intatto quello dell’abolizione dei tetti ai finanziamenti, che in pratica ha l’effetto di creare un oligopolio sul settore».
La cancellazione dell’obbligo di assumere è passata ieri con un voto trasversale. Non a caso per Mario Giambona del Pd «il Parlamento ha posto rimedio, parzialmente, a un enorme corto circuito politico-normativo che ha mandato in tilt il settore». Mentre per il leghista Vincenzo Figuccia «in questo modo si evita quel cortocircuito che avrebbe potuto generare difficoltà per l’avvio dei corsi previsti dall’avviso 7, che stanzia 80 milioni, dal programma Gol e dall’obbligo formativo».
Ma proprio sull’avviso 7, il bando che assegna i fondi per i corsi tradizionali, è andato in scena nei giorni scorsi un nuovo scontro fra Schifani e Turano. L’assessore era pronto a presentare in conferenza stampa la graduatoria che assegna gli 80 milioni. Ma per due volte è stato stoppato dal presidente, che evidentemente non ha condiviso le procedure seguite per arrivare alla divisione dei finanziamenti regionali. Schifani ha più volte avuto scontri con Turano, l’ultimo quando l’assessore alle elezioni di Trapani ha schierato la Lega con il centrosinistra. Adesso, dopo una tregua di qualche mese, Schifani è tornata a considerare Turano un corpo autonomo che si muove in giunta senza concordare i passaggi più delicati.
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