Da oggi a Terrasini esiste la via Giuseppe Maniaci. La nuova strada, nella zona di espansione del paese, è stata inaugurata oggi con la scopertura della targa che porta il nome di Maniaci, segretario della Federterra di Terrasini e dirigente del partito comunista, ucciso dalla mafia il 22 ottobre 1947.
L’intitolazione, nata su iniziativa della Cgil Palermo, si è svolta alla presenza del sindaco di Terrasini Giosuè Maniaci, del segretario generale della Cgil Palermo Mario Ridulfo e del responsabile dipartimento Legalità della Cgil Dino Paternostro. Erano presenti il figlio Salvatore con la moglie Mina, il nipote Giuseppe Maniaci e il pronipote Giuseppe Maniaci anche lui, in memoria del sindacalista.
«Sono dovuti passare 77 anni dal suo assassinio ma finalmente anche a Terrasini il sacrificio di Giuseppe Maniaci sta ricevendo il giusto riconoscimento – dichiarano il segretario generale Cgil Palermo Mario Ridulfo e Dino Paternostro, responsabile dipartimento Archivio e memoria storica - Ricordarlo oggi, intitolargli una strada del suo paese, significa indicare alle giovani generazioni la legalità e la giustizia sociale come la via maestra per costruire una società libera e giusta».
«La vicenda Maniaci – aggiungono Ridulfo e Paternostro - dimostra come le lotte sindacali e politiche nella Sicilia del secondo dopoguerra riuscirono non solo a costruire giustizia sociale ma anche a strappare dalle grinfie della criminalità organizzata intere generazioni di giovani. Se non avesse incontrato dirigenti comunisti come Scoccimarro e Terracini, Giuseppe Maniaci rischiava di restare incagliato nelle maglie della criminalità organizzata. Invece diventò un sindacalista comunista della Cgil, che combatté a testa alta e con intelligenza a difesa dei braccianti e dei contadini poveri».
La Cgil ha chiesto al sindaco di organizzare un incontro con le scuole per parlare della figura e dell’impegno di Maniaci e il sindaco si è impegnato a fare in modo che la memoria del sindacalista di Terrasini possa coinvolgere in un percorso didattico le giovani generazioni.
Maniaci venne ucciso a colpi di mitra a pochi metri dalla sua casa di campagna, in contrada Paternella, a Terrasini, il 25 ottobre del 1947. Aveva 38 anni. Maniaci era contadino, era sposato con Benedetta Pellerito, sarta: lasciò la moglie incinta del secondo figlio, mentre il primo aveva appena un anno.
Nel carcere di Portolongone, sull’Isola d’Elba, dove era detenuto per reati comuni, aveva conosciuto i dirigenti comunisti Mauro Scoccimarro e Umberto Terracini. Dopo Scoccimarro. Un incontro che gli cambiò la vita. Cominciò ad avere una visione politica dei conflitti sociali, divenne un cittadino consapevole, abbracciò le idee comuniste. Alla sua morte, il sindacato e le forze di sinistra denunciarono l’ennesimo delitto politico contro un loro esponente. Ma gli investigatori si orientarono subito verso un’altra direzione, la vendetta privata, fu incolpato per il furto di qualche chilo di olive, escludendo il movente politico. I tre mafiosi fermati, sospettati fortemente del delitto, Procopio Di Maggio, Leonardo Vitale e Giuseppe Di Maggio non furono nemmeno denunciati. Il processo non decollò mai e fu chiuso in istruttoria perché gli autori del delitto rimasero per sempre ignoti.
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