Sul regolamento della movida a Palermo qualcosa si muove. Nel senso che si è arrivati alla fase finale, probabilmente potrebbe essere messa ai voti in Consiglio comunale nel fine settimana. È quanto emerge dalla riunione dei capigruppo allargata agli organi tecnici che si è svolta ieri, 13 febbraio. Le opposizioni sono chiamate a prendere una decisione unica sul comportamento da tenere in aula, giovedì è previsto un incontro fra maggioranza e minoranza per cercare una sintesi.
Tuttavia, non è vero che si è trovato un accordo - sia pure di massima - sulle modifiche regolamentari da apportare. In sostanza, ci sono perplessità trasversali sui «suggerimenti» arrivati dalla questura e dalla prefettura. In particolare, ci sono due subemendamenti molto delicati che caratterizzano il provvedimento. Sono quelli che l’assessore comunale alle Attività produttive, Giuliano Forzinetti, ha scritto e «calato» nel testo dopo avere ascoltato le proposte «istituzionali» sulla sicurezza esplicitate nelle numerose riunioni svolte sul tema.
Il primo è quello che dovrebbe disciplinare il concetto di «occasionalità» dello svolgimento di serate danzanti in alcuni locali che non sono sale da ballo. Su questo e su altri temi si rinvia a successive ordinanze sindacali per disciplinare meglio alcuni argomenti.
Poi c’è il subemendamento che declina le controverse modalità di acquisto dei ticket per le discoteche, dei sistemi di controllo e monitoraggio degli avventori. Secondo una versione di cui siamo in possesso, si stabilisce che i « biglietti di ingresso all’interno dei locali autorizzati con licenza di pubblico spettacolo devono essere obbligatoriamente nominali per qualsiasi evento, ad eccezione di quelli privati». Il comma successivo recita: «Al fine di regolare e controllare il flusso del pubblico devono essere installati sistemi di controllo degli accessi (tornelli o varchi automatizzati ecc..) abilitati alla lettura dei biglietti attraverso QrCode, codice a barre o altri strumenti analoghi». E ancora: «Il controllo degli utenti dovrà essere garantito attraverso l’utilizzo di metal detector fissi o mobili». E, infine, «si fa obbligo per tutti i locali di pubblico spettacolo, oltre che per i pubblici esercizi aventi licenza “Scia lettera c” (cioè i locali con intrattenimento occasionale, ndr) di installare sistemi di videosorveglianza con obbligo di registrazione e conservazione delle immagini a norma di legge e per sette giorni».
Tutti elementi di disciplina della sicurezza che non convincono moltissimo. A cominciare dal Pd. Il capogruppo, Rosario Arcoleo, mette sull’avviso: «Si sta caricando di un eccesso di aspettative questo regolamento - sostiene -. Bisogna dire che il giorno dopo la sua approvazione, non cambierà un bel nulla perché la sicurezza non passa certamente per le parole scritte in un atto». Ma poi c’è anche il merito a non convincere: «Non comprendo fino in fondo come il Comune possa limitare le libertà personali con un regolamento. Tornelli, metal detector, biglietti con la carta di identità: ma come fa a stabilirlo un ente locale?».
Il ragionamento di Mariangela Di Gangi, consigliere di «Progetto Palermo», è che così come si va strutturando «il regolamento rischia di essere persino lo strumento con cui si privatizza la gestione dell’ordine pubblico, tentando ad esempio di delegare ai gestori delle discoteche compiti non di loro pertinenza e approvando regole a fortissimo rischio di risultare illegittime, che avremmo a Palermo e da nessun’altra parte».
Anche in maggioranza qualche perplessità filtra, sebbene non esplicitamente. E Leonardo Canto, neo acquisto del gruppo «Lavoriamo per Palermo», sostiene che «i suggerimenti della prefettura siano un corretto spunto dal quale debba partire la discussione politica sui temi, stante che provengono da organismi in possesso di informazioni e dati utili per suggerire alla politica soluzioni adeguate».
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