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Palermo, di fronte a Villa Igiea risorge un bene della Regione: è la nuova sede del Cga della Sicilia

Subito al via le udienze del Consiglio di giustizia amministrativa e presto anche il trasferimento degli uffici

Il Consiglio di giustizia amministrativa in Sicilia ha una nuova sede, quella di villa Belmonte, bene di proprietà della Regione Siciliana per anni inutilizzato e in abbandono. Un bene ora recuperato grazie ad una serie di interventi di adeguamento e di recupero a cura del dipartimento Finanze e del dipartimento regionale tecnico.

La struttura, proprio di fronte a Villa Igiea, è stata inaugurata alla presenza del presidente della Regione, Renato Schifani, e dell’assessore regionale all’Economia, Marco Falcone. «Un risultato ottenuto grazie all'efficienza della Regione Siciliana - ha detto Ermanno De Francisco, presidente del Cga Sicilia -. Un anno fa ho incontrato il presidente Schifani e come unica, o comunque principale, questione ho posto quella della nostra sede. Da oggi faremo udienza sempre qui, nel giro di pochi mesi trasferiremo anche gli uffici e quindi lasceremo la vecchia sede».

Schifani ha elogiato il lavoro della giustizia amministrativa «che mi è sempre stato caro, non soltanto per la mia vocazione in quel tema, ma per la sobrietà, quanto per la peculiarità di analisi e di esame delle tematiche che venivano poste nel corso del contraddittorio tra le parti. Non ho mai assistito - ha poi aggiunto il presidente della Regione - a dialettiche forti, a confronti, a scontri, a polemiche interne a quel potere, al potere giudiziario e questo mi ha sempre fatto piacere. Credo che la giustizia debba essere imparziale, è giusto rispettare le dialettiche interne, ma quando le dialettiche interne poi eccedono, trascendono, si rischia la perdita della fiducia da parte dei cittadini. Io ho vissuto momenti politici in cui la fiducia nei confronti della magistratura fosse notevolmente diminuita rispetto al passato».

Il presidente della Regione ha poi raccontato i momenti «passati in prima linea, quando mentre il legislatore faceva le leggi, alcuni organismi che non provenivano dal mondo della giustizia amministrativa, quasi interferivano, garbatamente o no, con pareri del Consiglio superiore per dare giudizi preventivi, negativi, per eventuali riforme che il Parlamento si accingeva a realizzare. Sono stati anni caldi - prosegue - penso che molti di voi li ricorderanno, io li ho vissuti in prima linea e secondo me quei momenti hanno un po' rallentato quello che poteva essere un percorso virtuoso di aggiornamento delle regole della giustizia. Sono fiero di avere contribuito alla riscrittura dell'articolo 111 della Costituzione, giusto processo, che è una pietra miliare della nuova Costituzione, la ragionevole durata del processo, una regola fondamentale scolpita dalla nostra Costituzione che ancora oggi sconta l'assenza di norme attuative».

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